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A MARINA DI PISA COME PRIMO GIORNO DI SCUOLA di Andrea

04/10/2021

a cura di Andrea Bartalesi

A MARINA DI PISA COME PRIMO GIORNO DI SCUOLA

Scendiamo di macchina e ci guardiamo per vedere se tutto è in ordine, come tornando a scuola per un nuovo anno, timidi, incerti, solo un attimo, poi i volti felici, dove specchi il tuo sorriso, rivedi amici, sempre loro, sempre meglio di te. Mancheranno poi, nel camminare, quelli che non ci sono. E ieri pensavo al Salvadorini  e poi a Sergio, con il suo corricchiare dondolante, dove trovava la sua sicurezza, quasi un metronomo per il musicista.

Marina di Pisa, il Marathon Club, la partenza trasferita al Porticciolo, per il ripartire di una marcia storica. Al Porticciolo ci sono spazi ampi, puliti, come possono essere solo quelli nuovi, dove la trascuratezza umana ancora non ha lasciato le sue svogliate tracce. Tutto cemento che bianco riflette la luce, il mare che guarda le barche e sofferma i suoi occhi vispi su quelle enormi, con curve piacevoli e filanti. Uno sguardo d’amore e di curiosità.

L’Arno arriva sonnolento ancora, e lo sveglia il rumore di un motoscafo che si diverte a fare le scie. I retoni ancora immobili nella “bocca” sembrano ragnatele che il ragno padrone ha sollevato per non farle bagnare. I retoni, detti crociere, definiti da un pescatore: Il retone va giù, si adagia sul fondo e dopo circa 10, 15 minuti si alza e si guarda che s’è preso, la rete va a fortuna.

Ma noi, misurata la febbre, fatto il gruppo (è d’obbligo, sempre)  ci rendiamo conto che il tempo passa. Siamo velocemente nei campi dove gli occhi perdono la vista. Non trovano ostacoli dove di solito rimbalza lo sguardo. Solo, lontano, il bianco delle Apuane e un giro di piccoli rilievi che sembrano i ”bischeri” di una torta (Siamo a Pisa, scusate, lo so che a Lucca son “becchi”).

Appena gli occhi si abituano all’immensità, ci ritroviamo in pineta. Un bosco, fitto ma con i suoi camminamenti, odori, fremiti, pini che parlano di mare e le fronde più alte mosse da un vento che vorrebbe giocare con le bianche vele.

Camminiamo dando calci ai ricordi, dobbiamo guardare il futuro, quel futuro che avremo, poco o tanto che sia. Sbuchiamo sul viale che passa fra il mare e le case, protetto da dighe in pietra. Le mareggiate a Marina di Pisa quando arrivano sul viale diventano devastanti perché portano con sé i bianchi sassi che se ne stanno, ora, quieti, sotto la pancia o la schiena degli ultimi prendisole. Oggi il viale è “banchettoso”, di mercato.

All’arrivo una bottiglietta d’acqua, mezzo chilo di spaghetti e una crostatina. In questo ci sono tutte le regole Covid, ci guardiamo intorno e il cemento asettico sembra portarci in ambiente ospedaliero e il celeste del mare pare il burka delle infermiere.

Passa un amico di Cascina con la macchina delle Tre Province. Il Matteucci gli chiede in quanti eravamo e lui risponde 600. Tanti. E aggiunge “Siamo tornati indietro nel tempo. Quando cominciammo eravamo 140, 160 chiedilo a quello lì. Lui lo sa bene”. Certo che lo so bene. E ieri c’era una marcia “pisana” a La Serra e una a Montecatini. Un bravo a tutti gli amici del Marathon.

Andrea Bartalesi