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A PONTETETTO LE PERSONE DI BUON SENSO

12/04/2010

a cura di Andrea Bartalesi

 

 

 

LE PERSONE DI BUON SENSO

Quella di stamani a Pontetetto è stata una marcia che ci ha riportato al mondo podistico degli albori, ai primi anni 70. Allora, nessuno di noi conosceva i percorsi e la domenica ci presentavamo, per niente allenati, pronti ad affrontare ciò che avremmo trovato, salite, discese, acqua, vento, sole. Il nostro fisico, molto più giovane di ora, veniva sollecitato secondo i bisogni: ma non sapevamo mai, quando partivamo, come saremmo tornati a casa, se solo stanchi o addirittura sfiniti. Stamani a Pontetetto a mano a mano che andavamo avanti, non sapevamo cosa avremmo trovato, se l'acqua che piovigginava alla partenza sarebbe diventata un acquazzone o un diluvio, se i tuoni che si sentivano in lontananza si sarebbero avvicinati tanto da diventare pericolosi.


E' bene dire subito che il percorso della marcia è bellissimo, che i 20 km sono proprio 20, (diamo a Cesare quello che è di Cesare), che la pianura iniziale scalda i tuoi muscoli così che ai primi colli già ti senti baldanzoso, anche se poi nelle salite impegnative ognuno dovrà fare i conti con il proprio fisico. Si percorrono luoghi come Meati, Gattaiola, si va verso Pozzuolo, San Cerbone, Massa Pisana, San Michele in Escheto, Vicopelago. Questi nomi ricorrono nella storia lucchese e nel parlare di ogni giorno per le ville, per le abitazioni signorili di molti lucchesi famosi, e sappiamo bene che chi ha potuto scegliere, ha scelto. Noi, però, andavamo per via come viandanti sorpresi, ma cocciuti e determinati.
Prima di giungere al ristoro dove era posta la deviazione per la 20, con il mio amico Claudio parlavamo di quei lampi, di quei tuoni che risuonavano fra i muri di cinta e i cancelli e abbiamo convenuto che "se fossimo persone di buon senso prenderemmo la deviazione, scendendo verso il basso, andando all'arrivo, ma siccome siamo podisti e non persone di buon senso..." e allora ecco la strada sterrata, la salita ripida e cementata fra i vecchi olivi nodosi, l'ultimo tratto fra ciottoli scivolosi verso la località Il Pipistrello. Sul lungo falsopiano ogni tanto, improvviso, un lampo e un tuono con il suo il fragore sembrava precederci, l'acqua che ci inzuppava, ma io, restato solo, mi sentivo bene con me stesso. Anche quando fermandomi per legare una scarpa mi sono sfilato un guanto di lana come fosse la pelle di un coniglio, tanto si era attaccato alla mia mano. Ovviamente l'attenzione era massima perché i percorsi in alcuni casi infidi, diventavano pericolosi, le foglie macerate degli alberi ci accompagnavano nello scivolare, il berretto con lunga tesa mi formava davanti il viso un effetto "canala" ... bucata. Gli ultimi chilometri, con improvvisi cambi di ritmo ci riscaldavano e ci portavano all'arrivo stanchi. Ci siamo rifugiati nel salone degli organizzatori, cambiandoci d'abito e riscaldandoci,
Non potevo esimermi da fare i complimenti agli organizzatori, al Saettoni, al Corsi, e non per l'acqua e i tuoni dei quali loro per primi avrebbero fatto volentieri a meno, ma per il modo tosto di averci lasciato correre, di averci accompagnato con i ristori sempre puntuali e gentili, con le bandierine intirizzite nel freddo che aumentava per via, di averci accolto all'arrivo con un "sacco" di premi.
Ce ne siamo venuti verso casa con la gioia degli abiti asciutti sulla pelle, con il riscaldamento, nell'auto, al massimo che ci faceva sentire un po' scapestrati e un po' bambini.
Andrea Bartalesi

 

 

Le foto sono di Loredana Barsotti.