A SESTO OSPITI DELLA FIORGEN
Domenica scorsa trasferta a Sesto Fiorentino ospiti della FiorGen. La dr. Catia Giaccherini ha fatto gli onori di casa, accogliendoci prima con grande entusiasmo per poi farci visitare il complesso del quale lei è veramente orgogliosa. Perché al mondo c'è ancora qualcuno che lavora per la soddisfazione di lavorare e, come lei stessa ha dichiarato, è felicissima perché fa il lavoro che da sempre avrebbe voluto fare. Tutto il resto, conta, si, ma relativamente. Ci ha detto con esempi pratici e al nostro livello lessicale cosa si prefiggono di fare in questo centro che è fra i primissimi in Europa, di come si intenda collaborazione, di come si approfitti della rete per mettere a disposizione di altri ricercatori i risultati ottenuti, ci ha fatto vedere macchinari spiegandoci il loro funzionamento. Insomma ci siamo fatti una infarinatura su cosa vuol dire "la ricerca". Perché è facile parlare della "Ricerca" al bar o nei talk show dove ognuno è un sapientone, altro è toccare con mano e sentirne i problemi, quelli strutturali e di ogni giorno, che si presentano a persone "felici" di cercare. Durante la breve chiacchierata ci ha detto che per avere dei sussidi bisogna indicare cosa si ricerca. Ovvio, se uno cerca cose banali o al limite cose che esistono già è del tutto inutile dargli dei contributi. Mi è tornato in mente il racconto di Josè Saramago premio Nobel portoghese intitolato "L'isola sconosciuta". Il personaggio principale dopo una lunga e speciale attesa parla finalmente con il Re al quale chiede una nave per poter andare alla ricerca dell'isola sconosciuta. Il Re voleva sapere quale isola sconosciuta, dove si trovava, se aveva certezze ecc. A tutto questo il cercatore dell'isola risponde che se lo avesse saputo sarebbe stato inutile andarla a cercare. Tanto è vero che poi, nel continuo troverà l'isola senza muoversi dal porto. Ragazzi è un racconto bellissimo, merita di essere letto. Non per niente in molti si sono sbizzarriti sull'argomento anche con canzoni della ricerca di quello che non c'è.
Insomma dopo questa interessantissima escursione all'interno del centro ci siamo portati nel vicino campo sportivo da dove, poco dopo le 9, siamo partiti per quei 15 km e 300 metri che ci avrebbero portati, passando dalla parte alta di Sesto Fiorentino, lungo strade, come diceva un fiorentino accanto a me, "variegate" (ho pensato al gelato) con leggere salitelle e discese verso Careggi. Abbiamo girato intorno all'Ospedale e ripercorrendo in parte il percorso dell'andata, fiancheggiando antiche ville, fra muri alti e cancelli che mostravano parchi ombrosi, ritornavamo verso il luogo di arrivo. Non mi sono meravigliato nel vedere che i km effettivi erano 17 e 300 metri perché già le gambe me lo avevano detto. Un buon ristoro, un saluto e un ringraziamento alla Catia e a tutti i suoi colleghi. Con l'appuntamento alla Porcari Corre. Per la strada ripensavo ad un argomento sul quale stanno studiando: esistono bimbi malati di fegato. Alcuni di questi solitamente guariscono passando oltre l'adolescenza, altri invece se non curati ne morirebbero. I sintomi sono identici e così tutte le cose apparenti. Allora TUTTI vengono curati con dei medicinali che se le somministri il lunedì li fanno stare male fino al sabato. La domenica cominciano a stare bene, ma il lunedì c'è la nuova pozione. Questo a tutti, anche a quelli che formano la percentuale di coloro che guariranno crescendo. Ci deve pur essere una differenza molecolare che deve dividere le due categorie.
Auguri Catia, che tu possa riuscire quanto prima a trovare questa differenza.
Andrea Bartalesi