FABBRICHE DI VALLICO
Una marcia nel verde in questi giorni di calore, dove già alle nove sembra di essere seduti su una piastra di un fornello elettrico, poteva essere solo a Fabbriche di Vallico, dove gli alberi, i torrenti, l'acqua che scorre, fanno un tutto che rende piacevole impegnarsi.
Una passeggiata o una corsa, ognuno ha il suo. Il sudore, certo, sgorga ma l'aria che frigge di rinfresca e salire diventa solo un fatto di gambe e di respirazione. Castagni e vecchie Fornaci, e trovi casolari persi e, tu crederesti, dimenticati perfino dai padroni, dal fisco, dall'IMU (ma non è così).
Poi giungi a un bivio e ti si offre tutto, 10 oppure 14 e 18. Decidi di andare. E sali a Vallico di Sopra. Paesino ridente, dicevano proprio così "ridente", e in effetti il paese addormentato, vuoto, dove gli umani hanno lasciato come loro rappresentanza le maccfhine parcheggiate, due ragazze ci sorridono al ristoro con la pizza e una "frittata" di patate, roba da impressionare anche gli chef più famosi, gustosa, improvvisa e nuova per i nostri palati, avvezzi a tante cose ma non ai fasti del gusto del passato. Continui a mangiare il pezzettino e lo risenti, quasi ti verrebbe la tentazione di tornare indietro, sfacciato, e chiederne ancora, comprare tutto il preparato, il ristoro, il forno, se solo tu potessi permettertelo. E invece vai e incontri il gatto e la volpe che stanno cercando Giacomino (Moreno e Enzo che cercavano il Grande Puffo) (insomma avete capito, la fiaba si mescolava alla realtà).
E come se io fossi sul carretto che mi porta nel paese dei balocchi saluto gli amici che presto mi raggiungono per un selfie. Scopro la tecnologia, Moreno mi dice di aver comprato un telefono aggiornato, non poteva continuare a scattare selfie scassati, questi, con l'autoscatto, scatti, conti fino a tre, metti ammodino gli occhi e la bocca, abbracci la femmina, e vai, la foto è fatta. Gabry ride come solo un'emiliana può fare, con quella dolcezza recondita. Si caracolla in basso, una casa, ecco Mario il nostro raccontatore fotografico, impegnato a rubare immagini, saluto i due ragazzi inglesi che ogni anno ci aspettano con un loro ristoro personale, sono cresciuti, la bimba è già una ragazzina, anche i suoi occhi azzurri sembrano laghi cristallini, il ragazzo è già un ometto, ha la voce che cambia...
Si risale a Vallico di Sotto e vista la porta aperta della chiesa, diamo un'occhiata curiosa, guardo l'organo, piccolo, antico, che resta nascosto nelle vecchie ombre di quel luogo, ombre che chissà da quanti anni si nascondono su quel palco, con il suo mantice, con le sue canne d'organo.
Un'occhiata al pavimento così frivolo e bello e bevuto un sorso al ristoro, mi rituffo nella discesa che ci porta alle Fabbriche.
Allegro e felice, come sempre, con gli amici, con il cocomero e una fetta di pane con olio e me ne vado alla macchina mentre il mondo podistico mostra i propri girellini d'amore ignudandosi per mettere a mollo, con attenzione, i propri piedi in quella Turrite così fredda. Qualcuno pranzerà con il rumore freddo della Turrite fra i piedi, pollo fritto o frittate dorate in fette di pane di forno a legna e bicchierotto di vino messo a mollo nell'acqua che scorre....
Io con i miei amici torniamo verso casa, e il caldo, quello vendicativo e opprimente, ci aspettava a Borgo a Mozzano....
Ecco le foto di Mario
ecco il gatto e la volte in versione con Lucignolo
io e Mario di Agliana, quello che mi chiamava nel 1985 alla Gare di Nord, a Parigi, a Parigi sulla Terra
il primo bivio, destra 10, sinistra 14 e 18
il casolare all'ingresso di Vallico di Sopra,
una farfalla montanara
la chiesa lassù in alto
i "selfifautoridiclasse"
Fabrizio Gnurf Molari, un grande, a Fabbriche di Vallico
ecco il Grande Puffo o Giacomino secondo il momento
un dolce sorriso biposto
un rubinetto cheto
la cartolina di Mario
E un saluto a tutti
Andrea Bartalesi