GALLENO
Ieri mattina, arrivati al Galleno, la sorpresa dei parcheggi pieni. Che tutti insieme si siano svegliati dal letargo e siano tornati a correre/camminare?
C’erano tre trofei nel calendario e sappiamo che i “pisani” ci credono ancora in questo bel giocattolo. Come sappiamo che i “lucchesi” più portati alla colazione ludica motoria, siano ormai in fase di poltrona relax.
Ma mi viene da pensare: se sono fiori fioriranno. Certo fa piacere rivedere alcuni amici, tutti i mega del Bientinese e di Montopoli, gli amici del Marathon Pisa.
I porcaresi alla fine saranno presenti in 33. Pochi, ma tanto serve per far vedere le nostre maglie a strisce.
E’ una marcia (comprende chi cammina e chi corre) particolare, questa. Si parte e l’asfalto sembra una scusa per portarti svelti a entrare nel Parco delle Cerbaie, dove trovi…il parco, sterrato, bassa vegetazione, immaginando animali selvatici infastiditi dai mille argomenti di noi podisti.
Camminiamo e parliamo e se tu ascolti, cosa che difficilmente fai, senti intorno i problemi più strani, racconti di cose più disparate e nemmeno immaginabili.
Alberi di alto fusto, per lo più pini, scheletri, a volte, neri che indicano l’idiozia dell’uomo incendiario, ricordo, come un cippo, un monumento a futura memoria. Cavalli lontani nel recinto si occupano di mangiare l fieno che qualche buon stalliere gli ha portato. Mangiano e muovono la coda, per le mosche. Noi camminiamo cercando di tenere un passo e mi accorgo che in molti hanno cadenze allenate, non da buontemponi in cerca di sogni.
Alcune macchie di giacche colorate le vedi muovere nel folto, potrebbero essere tutto ma noi pensiamo ai cercatori di funghi.
Il parco è così, sereno, tranquillo, lo devi percorrere in silenzio, ascoltare il niente e allora scoprirai i suoni. Un verso di un uccello, che si ripete, un fruscio di un rettile sorpreso, il nitrito di un cavallo che sogna.
Ma al Galleno è tutto un chiacchiericcio, traspare forse la gioia del ritrovarsi.
E forse per questo gli organizzatori hanno tagliato parte delle Cerbaie e ci hanno mandato verso le Pinete, boschi diversi, con brevi spazi di campi coltivati, a nord della strada che da Altopascio porta a Fucecchio.
Andiamo verso un ristoro e speriamo nei bignè del pasticcere di Orentano. Niente. Ma il “nostro” si è ritagliato un compito meno dolce ma più utile, a causa di un nido di bofonchi, che infastiditi, hanno punto i primissimi che sono passati: ci indica un passaggio nel campo. Davanti a una casa, pochissime, esplode il colore di una pianta. Mi fermo per una foto.
Ma questa non è una marcia da fotografare. Solo Claudio Cecchella riesce a ricavare immagini che parlano, che raccontano, e Lisena con gli innumerevoli personaggi che conosce.
Si va sulla Francigena, testimonianza vera del passare dei pellegrini, di quelli con gli stinchi ossuti come quelli del Benvenuti, Massimo, quello che a forza di camminare a piedi e in bici, si presenta a te con tutti i suoi denti spalancati in un sorriso.
Il farro in brodo di fagioli non c’è più, è un ricordo, di quelli che tutti ingrandiscono parlandone e sentendone ancora il sapore, come nei racconti del nonno che avevano sempre un “uuuuh” che dava valore al fatto. Nemmeno l’odore della iuta con la quale erano vestiti i figuranti.
All’arrivo tanti amici sorridenti. Due bicchieri di tè che ti innaffiano, e ritrovo Claudio Cavallo che mi sta aspettando.
Andrea Bartalesi
Una foto è mia. quella della casa con la pianta colorata, uella di Lisena comprende gli amici “Spensierati” e le altre, le bellissime foto di Claudio Cecchella. Sono amici che mi vanto di avere e che ringrazio.