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ALLA RICERCA DEI VISI PERDUTI - BALCONEVISI 20/07/08

21/07/2008

a cura di Andrea Bartalesi

Sulla bella collina di tufo fra tartufi, girasoli e...visi

 

 

Balconevisi 20/07/08

 

Trasferta sanminiatese, stamani, per cercare qualche salita in meno e qualche nuovo percorso. Appena scesi di macchina, dove gentilissimi incaricati ci invitano a parcheggiare, ci accoglie un raglio di asino, forte ed improvviso, che subito ci da notizie dell'ambiente rurale e paesano del luogo. Non capita tutti i giorni di sentire un asino.
Non c'è tempo da perdere e ci mettiamo sul percorso cercando di scaldare le stanche caviglie. Resto solo con i miei dolori e incontrando una donna anziana, curva più per una propria scoliosi che per il numero degli anni, che per inciso sta parlando con un uomo che forse "gli era compagno nell'età più bella" li interrompo con una domanda che mi è affiorata alla mente: "Balcone, va bene, e visi?" Mi guardano come una piattola curiosa e "Balcone, si capisce, balcone..., c'era un balcone su un castello e il castello era su un terrapieno dove ora c'è la piazza" "Ok e visi forse era il proprietario?" "No visi perché sul balcone c'erano tre facce". Ecco spiegato il nome di questo paesello che sembra proprio un balcone sulle colline circostanti. Ciao e grazie. Riprendo la salita che così a freddo non digerisco (veramente non la digerisco nemmeno a caldo) per poi discendere e risalire. Siamo in un bosco con alberi fitti e le fronde fanno passare i raggi del sole solo a tratti. Qualcuno parla che qui siamo in terra di tartufi bianchi. Li ho mangiati qualche anno fa a Collebrunacchi, preferisco quelli più forti, come tutti coloro che non conoscendo bene il prodotto e mangiandolo poche volte nella vita hanno bisogno di sentirsi la bocca piena di sapore, non possono apprezzare le finezze, i retrogusti. Ma giuro che mi piacerebbe essere un esperto, mangiare quelli bianchi ad occhi chiusi e non confonderli (guai!) con i neri e prendere una indigestione.
Mi rendo conto nel continuo salire e scendere che per trovare la pianura ci vorrebbe forse uno di quei cani da tartufi. Altra annotazione: nel bosco non ci sono profumi, sembra di avere il naso intasato, il raffreddore. Forse è il caldo del sole sopra gli alberi o la mancanza di umidità, ma niente odori.

 

 (Qualcuno trova il modo di schiacciare un riposino)


Annoto mentalmente che il percorso è bellissimo anche se non so se potrò tenere 17 km con questo salire e scendere. Al ristoro vedo una giovane donna tornare indietro con la sua treccia saltellante, mettere un bicchiere nella scatola dei rifiuti, girare e ripartire lungo il percorso. "Come, come..." mi dico "la donna aveva un bicchiere in mano e visto che l'organizzazione non aveva messo altre scatole è tornata indietro per metterlo nella scatola vicino al tavolo, cento più cento metri uguale duecento?" Quante volte mi è successo ed io ho tirato il bicchiere in terra, magari vicino ad un altro perché quelli dell'organizzazione potessero raccoglierli. Mi sento in colpa e grato per la lezione ricevuta.
Grazie Carolina (perché questo è il suo nome e fa parte del gruppo della Verru'a) stamani senza metterti su una sedia e richiamare l'attenzione, senza porti dietro una scrivania e con alle spalle simboli di repubbliche , tu mi hai dato una lezione e un insegnamento e te ne sono grato. Forse se questo gesto lo avesse fatto un uomo truculento non lo avrei notato, ma fatto da te, con la tua leggerezza, con la tua semplicità, mi è sembrato bellissimo.
Appena il tempo di decidere se tenere per la 17 e si sale a Collegalli. Siamo in provincia di Firenze e nel comune di Castelfiorentino. La strada si allarga, due maiali sudici come... maiali fanno mostra di se in un recinto e mi domando se aspettano la loro festa o se, visto le loro cosce lunghe, li tengono per fare razza. Siamo al podere San Vito, subito dopo si trova una chiesetta. E così mi trovo al nuovo ristoro. Siamo a San Paolo ed a metà cammino.
Il percorso cambia radicalmente: una bella discesa bianca ci porta in pianura costeggiando le dolci colline (se le guardi, ma non provare a salirle!) fra campi di girasoli freschi e belli ogni tanto interrotti dal profumo agrodolce dei campi di granturco.

 

 

(Vorrei far notare la bellezza e la freschezza del girasole che, per caso, ha la maglietta degli spensierati)

 

 Ecco i profumi, mi dico, e ritornando sulla strada asfaltata perfino ciuffi di ginestre e la loro dolce fragranza. La strada è assolata, asfaltata e aspetto gli ultimi due km di salita che ci riporteranno in paese.
Penso alle coincidenze: metà strada in sentieri ripidi tortuosi e ombrosi, l'altra metà strada dritta e assolata. Sembra la vita proprio di San Paolo che per mezza vita è stato persecutore e per l'altra perseguitato. E proprio al Podere San Paolo c'è stata la variazione.
All'arrivo fette di cocomero ghiacciato e pure il thè è bello fresco (anche durante il percorso). Mi lascio prendere dalla mia vena investigativa e vorrei scoprire di chi erano i volti, i visi del balcone. Cerco nelle persone anziane sedute davanti agli usci, ma tutti mi confermano il terrapieno, il castello, il balcone e i visi. Ma nessuno sa di che volti si trattasse. Cercherò poi su internet ma troverò solo che il castello era sotto il dominio di San Miniato, che i ghibellini scacciati da quel posto fecero in modo che il castello si ribellasse al dominio, che sempre intorno al 1300 cadde in mano ai Pisani, ma sempre ritornò a San Miniato che ne è ancora il Comune. Dei visi o delle facce nemmeno l'ombra. Sicuramente erano di donna. Altrimenti ora si chiamerebbe Balconefacce.
In compenso, arrivato a casa, ho scoperto che nel bel sacchetto del premio c'era un cartone di vino bianco. Amici di Balconevisi questo non lo dovevate fare. Era stato tutto così bello!
Peccato.

Andrea Bartalesi

 

 

Le foto sono di Giuliana Gallerini pubblicate su www.lagalla.it