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ANCHIANO NON SOLO BACCALA' di Andrea

16/02/2015

a cura di Andrea Bartalesi

ANCHIANO 15/02/15

 

Mattinata da lupi quella di ieri. Siamo partiti da casa con l'animo predisposto alla consapevole ed inevitabile marcia fra il fango di Anchiano.

 

Io a correre ad Anchiano non c'ero mai stato. I pareri degli amici e conoscenti mi avevano sempre scoraggiato. Freddo, ghiaccio, si scivola, c'è da farsi del male...e allora cercavo sempre un'alternativa negli altri trofei. Quest'anno invece, per una serie di circostanze, eccoci ad Anchiano. Il parcheggio ...al cimitero...Renzo dice..così siamo...ed io...più vicini..e ci scappa una risata. Tettoie per cambiarci? Un cipresso, dice Renzo, con quello che può riparare un cipresso anche se un po' obeso. All'iscrizione incrocio il Presidente ..."effettivamente non hai scelto la mattinata giusta per fare questa marcia...ti conviene ..una 5 senza infamia e senza lode". Ma scherziamo? Starò attento, via... e parto.

 

Il giro panoramico intorno alla chiesa, posta in alto, come si conviene, su uno sperone..è per prendere conoscenza di come il terreno sia infido e di come non bisogna fidarsi...si scivola sui tratti pari, nelle stradette di campo..il paese con le sue pietre e i goccioloni che scendono dalle grondaie a smuovere l'acqua che viene dal cielo. Stradette strette, a ogni vicolo che si apre, un cartello...2....5...12-15 meno male che la 9, poveretta, l'hanno annullata. Andiamo a vedere come si va nella selva...si scivola. Gli ombrelli ci obbligano a contorsioni, attentano ai nostri volti, agli occhi.

Poi troviamo l'asfalto, scendiamo con la 15 e la 12 ..siamo a Socciglia e cominciamo una lunga strada asfaltata in salita, vedo all'orizzonte una paio di figure con l'ombrello, soli, noi e l'acqua che scende, andiamo come predestinati. Un respiro accaldato, mi volto e qualche podista correndo mi passa. Troviamo una cava, enorme, ma saranno sicuri quei binari lassù in cielo, sembrano fermati alla gru...continuo su una strada buona ma che è diventata sterrata....avanti alpini "ghe tornerem a baita". La strada si stringe, si scava, si modifica, come la lontananza...dalle vie di transito.

Imperterrito corro ma al passo alcuni vanno più veloci. Piove. Ma non da noia, ma chi ha detto che si scivolava? Quando credo di essere arrivato in cima al monte Bianco, un sentierino si apre sulla destra, una freccia rossa, un cartello mi dice che anche quelli della 12 sono con noi. Quasi mi da noia. Non mi fanno compagnia perchè sono solo...passa il Domneici del Colognora e Lorenza, con un passo leggero invidiabile. Riprendo fiato nella selva, saranno passati venti piedi, e quindi 20 scarpe. è ancora buono il fondo, ma basta spingere o distrarti un attimo che o scivoli o batti in qualche puntone di una pianta tagliata che se ne sta in agguato nell'erba.

 

Il cielo grigio di nubi è sopra di noi, si allargano gli arbusti...mattoni...una casa. Il ristoro. E' una casa bella e curata. Le finestrine, piccole come si usa in montagna, dove tira vento, ti dicono che chi ci abita o viene ogni tanto ad abitarci, ama la casa. Un gazebo dell'organizzazione ci chiama al ristoro. Dietro una cantonata della vecchia stalla o rimessa spunta un forno dalla grande bocca, un fuoco acceso, bello!!! Il Domenici sta facendo delle foto, mi aggrego, mi piace questo posto, vorrei che fosse mio....una donna sull'uscio di casa, felice, ci guarda..ha gli chantilly..mi avvicino...signora come si chiama questo posto? San Giusto a Cucignana ...e forza Cucignana (fa bene perchè io non sono nemmeno convinto che sia quello il nome). Lo dice con il consapevole orgoglio di chi possiede qualcosa di valore, tipo Cornelia madre dei Gracchi.

Qualcuno dice... ma come fate a arrivare fino qua? (si vede che al mondo non tutti sono sognatori come me, io già ero proiettato al suo interno, cercavo di indovinarlo..un caminetto con un fuoco acceso, una poltrona ampia da condividere, un tavolo dove ancora c'era il cibo crudo, un'anatra giovane magari, con le sue gambe rotonde all'aria, adagiata su un letto di patate aggiustate in misura, e la donna con gli stivali aspettava che il vivo fuoco del forno si trasformasse in brace ardende, una camera da letto con il tetto a mansarda dove i sogni notturni diventano una fiabesca realtà, gli uccelli fuori a fare i loro versi, i lupi che in silenzio passano per cercare del cibo...) ...ma come ci arrivate quassù?

La voce pratica del ragioniere abituato ai numeri, a far di conti..."con il fuoristrada..".

 

 

Lasciamo San Giusto, anche gli amici del Colognora partono. Entriamo ancora nella selva, un tratto in falsopiano poi una discesa ripida dove ci vuole tutta la tecnica sciistica dello spazzanese (senza gli sci, ovvio) per non andare per le terre. L'acqua continua il suo incessante lavoro, non alza nemmeno lo sguardo, ci ha da piovere. Ma non è freddo, anche il vento è timido. Ci godiamo il tratto impegnativo e pericoloso, scalini scavati nella terra, sassi selvaggi che ti incutono timore e stai attento di non sentierne la durezza per un'incauta scivolata. Ma perchè questa marcia non la fanno in un periodo più favorevole, tarda primavera, estate....sarebbe una favola.

 

Eccoci a un paese, arriviamo sulla strada asfaltata..chiedo..Particelle...in piazza dai..c'è il ristoro...poi la deviazione della 12 dalla 15. Un ristoro mite, giovani ragazze quiete ci guardano come avrebbero guardato Goffredo di Buglione dal ritorno dalle Crociate. Mi divido dai gemelli Michelotti che intanto ho trovato a passeggio sulla 12 (beati loro!!!). Manca la Maria. Forse la nipotina da guardare...

Scendo sulla strada di Corsagna, un attraversamento del fosso che se ne scende a valle incavolato, chiassoso, portando con se il fango, e quasi penso che gli organizzatori vogliano farci provare l'ebbrezza del guado, per testare la nostra resistenza o solo per farci lavare le scarpe...ma all'ultimo secondo appaiono dei tavoloni da muratore.

 

 

Fango, ci rituffiamo nel fango e prima di arrivare dall'alto sul borgo di Anchiano, ancora fango, sciivoloso, nero, ci riconciamo le scarpe, i calzini, i pantaloni. All'arrivo proprio davanti il ristoro un bozzo di acqua dove entrare per lavarsi i piedi, dentro ai calzini, dentro le scarpe. Approfitto del "pallaio" per cambiarmi. E sono felice.

Andrea Bartalesi

ad Anchiano la Festa del Baccalà Norvegese