Andiamo a Lucca per i campi, sentieri profumati di fieno, villette con rose affacciate alle ringhiere, sfacciate. Entriamo in Lucca passando dalla Casa del Boia e Piazzale Mazzini dove prima i carrarmati tremavano e ora i giuochi per bambini fanno tenerezza a San Francesco. Il fresco e l’innocenza dei chiostri, il silenzio religioso, le mille lapidi di uomini illustri.
Entriamo nella parte che fu commerciale, carretti con le stanghe in alto che indicavano il cielo, Anfiteatro, le finestrine alte, un geranio che nasconde il viso del piccolo uomo anziano che respira al sole che brucia. Ci mandano a vedere San Frediano, immenso e dorato, i suoi delicati mosaici, gli giriamo intorno dove pare ancora sentire i colpi del lattoniere che modellava brocche e il ramaio con le mezzine. Crediamo di salire finalmente le Mura. Niente affatto. Da una porticina segreta entriamo in Villa Pfanner, lo spruzzo d’acqua alto dentro alla vasca, verde nobile macchiato dell’oro dei limoni, scale che fanno facciata, sembra di sentire odore di birra e di profumi antichi.
Usciamo dal vecchio portone e ci troviamo rinchiusi nei vicoli e stradette lucchesi, dove l’odore di muffa è sovrano. Piazza della Pupporona e Piazza San Michele, l’arcangelo con le sue ali ramate, le cento colonnine tutte bellissime e diverse, sono in controluce, troviamo il bivio, scegliamo la 18, la mattina è magica, sarebbe un peccato girare.
Incontriamo, in Via San Paolino, comitive che seguono ombrelli o bastoni tenuti alti, Piazzale Verdi, alla cavallerizza, già garage Saca, una bella mostra: La luce dal Caravaggio al Paolini, saliamo le mura e giriamo a destra. Le carceri mi ricordano Chet Baker e il Concino, guardiamo poi alcuni nobili che parlano fra loro (strano che i bambini siano con loro e non con le nutrici) Alcune nobildonne si pavoneggiano su una panchina. Nei loro costumi i secoli. La prima è del ‘400 (Ilaria del Carretto) l’ultima ‘600 (Lucida Mansi). Continuiamo il giro di mura, il fresco degli alberi, incontriamo gente che corre, scendiamo al caffè delle Mura, Piazza Grande, il Teatro, Piazza San Martino, la fontana, arriviamo in Piazza Bernardini, il tempo passa, andiamo, ma prima c’è San Micheletto, la Fondazione Ragghianti, gli spazi lindi, la ghiaia, sapore di arte, usciamo dalla porta delle mura vecchie e girando lo sguardo ci troviamo a ridosso il laghetto famoso per la leggenda di Lucida, bellissimo pieno di ninfee, alberi maestosi, scattiamo una foto. Usciamo dalla sortita che ci fa vedere Celide, giriamo e ci ritroviamo alla rotonda di Via Castracani e torniamo dal sottopasso verso San Luca, dai viottoli dei campi, fra la polvere e la lana dei pioppi, torniamo a Antraccoli.
Bellissimo. E quanti saranno stati gli addetti sul percorso? Mille? Sembravano di più.
Grazie, Antraccolesi, ci avete fatto fare un bagno lucchese, per inumidire le nostre radici. Grazie
alcune foto che non ho potuto non scattare
San Francesco
San Francesco due
Villa Pfanner