Questa è una Pasqua strana, mai provata, una festa intima, personale, da condividire con chi abita con noi, niente tavolate, niente gite nè pranzi al ristorante. Una Pasqua che da quando sono nato non prevede la Messa di mezzanotte e la replica al mattino, per cantare in coro.
Come ogni anno viene fatto di augurare la ...serenità, ma quest'anno lo dovremmo fare a persone rinchiuse in casa e che possono uscire con i comandamenti che il Coronavirus, dieci, il numero è canonico, ci ha dato. Da tutte le parti si sente dire, scrivere, urlare RESTATE A CASA. Ed è giusto così.
Noi podisti abbiamo bisogno di calma e fiducia. La serenità ci è imposta. Nessuna polemica, è giusto così. Ma avete visto che in TV quando parlano dei provvedimenti che hanno preso o di far vedere come la gente malgrado gli editti non obbedisce, subito appare un podista in lontananza, solo? Noi siamo i diavoletti. Una donna che abita vicino a casa mia mi ha detto che se non possono uscire di casa è colpa nostra (podisti) perchè non stiamo a casa.
Io mi sono letto il giornalino di Bagni di Lucca che Graziano mi ha mandato per posta, ho ripensato alla terrazza di Vetteglia, al Ristoro degli Alpini, alla chiesetta di Sant'Anna a Montefegatesi. ai boschi, alla ellebora o rosa di Natale, mi leggo un libro, vango l'orto ner recinto di casa.
Quindi non mi resta che augurare BUONA PASQUA, e non agigungere altro. Agli operatori sanitari è d'obbligo per il loro adeperarsi e per il rischio che corrono. Ai podisti BUONA PASQUA, STATE A CASA.
Andrea Bartalesi