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CAMMINANDO SOTTO LA PIOGGIA

31/08/2020

a cura di Andrea Bartalesi

 

Ieri mattina, dopo una notte rumorosa, piena di cattivi presagi, sono uscito a camminare. Ho rinunciato all' appuntamento al Marginone di Daniele, e mi sentivo un pochino in colpa, visto l'azzurro (poco) che il cielo ti mostrava, quasi una linguaccia per farti sentire ancora più in colpa.

 

 

Trecento metri dopo ha cominciato a piovere. Lentamente, gocce rare e rade, quasi dirti Torna a casa, minchione.

Chi lo diceva, se qualcuno lo diceva, aveva sbagliato orecchi. "Chi ha orecchi da intendere, intenda" con me non è valido, io ho orecchi che non intendono. E ho cambiato obiettivo: niente Capannori, giro per Segromigno Piano. Ho cominciato a guardare il cielo, come dovevano fare i nostri antenati. Il cielo fisico, non quello religioso e nemmeno quello romantico. Il cielo, tipo dov'è meno nero, dove c'è meno possibilità di acqua. Una sorta di navigazione a vista. Cambiavo rotta secondo i nuvoloni, ma questi, erano infidi e quelli che sembravano neri e lontani si avvicinavano e si sdilinquivano sopra di me.

L'acqua mi batteva sulla testa e mi faceva pensare ai miei poveri capelli andati, ma mi consolavo perchè l'acqua li bagna, i capelli, te li appiccica sulla testa, non ti coprono più. E poi è bello convivere con la pioggia, sentirsi parte di un creato che quando ha voglia di piovere fa bene a piovere.

Intanto incontravo podisti rapidi, che svicolavano. Ho trovato Roberto: lui brontola sempre, ha detto che malgrado l'acqua non era calata la temperatura. Abbi fede, volevo dirgli. E invece ho detto "ciao".

Intanto ero arrivato a Bigera, poi alla Madonnina di Borgonuovo ho deciso per Le Quattro Mura. L'acqua rallentava, mi faceva sberleffi, e io ridevo. Avrei voluto cantare " sotto la pioggia", ma non la sapevo. Roberto questa volta non ha ragione. Se la temperatura fosse calata troppo avrei sentito il freddo dell'acqua, invece  così era perfino bello.

 

Ogni tanto le nuovole mescolavano le carte, una scopa a va e vieni, un tressette,  ma l'intensità era religiosamente sopportabile. In Via Pollinelle sembrava voler cominciare a fare sul serio più di prima. Certo, mi stavo avvicinando alla casa del Presidente.

Appena passata la casa dove una volta c'era Nebbia e prima ancora Pippo due e prima, prima ancora Pippo uno, una scossa (quella l'ho tirata io) di acqua come sassi appuntiti sulle mie spalle nude, sulla testa, rimbalzavano. Le nuvole sparivano.

 

Lo sapete, quando piove l'acqua nasconde le nuvole e vi immerge in una bottiglia di Pastis 51 Pernod , o al limite in una orzata.

Ma era una dimostrazione, non una condanna.

Sono arrivato a casa. Non ero nemmeno troppo bagnato.

Andrea Bartalesi