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CATERINA E CLAUDIO IN PIAZZA ALL'ABETONE

29/06/2010

a cura di Claudio Landucci

Ed alfine è giunta l' ora! Stamani, preparati o no, si parte per la nostra 1^ ultra maratona e che maratona: la Pistoia Abetone, mai e poi mai avrei pensato di poterla (volerla) fare.

Prima di dilungarmi nel vero e proprio resoconto della gara voglio così sintetizzarla: 1° respinto dalla montagna, 2° umiliato dalla moglie ( notasi la dicitura moglie e non dolce metà).

La partenza è per le 5:45 dalla piazza del mercato di Marlia con un nutrito numero di atleti, ovviamente per la quasi totalità Marciatori Marliesi, scontato che noi si parta con l' amico Filippo cui si aggiungono Menchini e Massini.

Il ritrovo così presto implica inevitabilmente un' alzataccia così da poter fare una colazione che non vada poi ad inficiare la prestazione che di lì a poco andremo ad affrontare.

Non avendo "lunghi" veri e propri nelle gambe, eccettuato la corsa della Pesticciata ( almeno quello ce lo siamo concessi) azzardiamo una tattica di gara, più che altro un pout-pourri di discorsi estrapolati da qualche rivista o sentiti dire: "partenza prudente, nessun azzardo in discesa per non compromettersi le gambe per le successive salite", tutto qui, non dovrebbe essere difficile seguirla.

Come però sovente avviene tra dire ed il fare c'è di mezzo il mare, e la tattica va a ramengo o meglio tutto rientra nei piani fin tanto che si sale e per quanto riguarda la prima discesa dopo il traguardo delle Piastre che raggiungiamo con ben 20 minuti sopra la nostra prestazione di 2 anni orsono. Lo stesso dicasi per la successiva salita verso il 2° traguardo,quello di San Marcello, qui la mia "adorata" consorte nel tratto di discesa in barba a quanto preventivato, allunga, decido all' istante di non seguirla, io oramai è risaputo in discesa proprio non vado ed in questa occasione sapendo quello cui andremo incontro rallento, lei invece non risente più di tanto nei tratti di discesa, anzi.

In questo frangente mi si riporta sotto l' amico Marco col quale avevamo fatto parte di strada assieme al quale dico: "se la raggiungi digli di non aspettarmi" e fu così che non la rividi più, almeno fin quando non sarò con i piedi sotto il tavolo per il pasta party dell' arrivo.

 

 

Da questo punto sarò praticamente solo, il caldo comincia a darmi noia, anche se dai discorsi che sento è meno asfissiante della passata edizione, questo non mi è di conforto, io proprio non lo reggo, fortunatamente vi sono ristori più che sufficienti e di quando in quando anche qualche fontana cui rinfrescarsi cui non rinuncio.

Terminata la discesa raggiungo nuovamente Marco, da quel momento faremo tutto il resto della gara insieme, aiutandoci vicendevolmente, anzi lui che ha già varie edizioni nel suo palmares insiste perchè ad ogni ristoro ingerisca qualche solido e non solo bevande, ma proprio non ce la faccio, non ho fame e forse anche questo influirà sul calo prestazionale.

 

Gli ultimi 10 km sono una vera tortura, i piedi mi fanno male, li sento gonfi dentro le scarpe e a niente serve allentarne i lacci, anzi più li allento e più li sento gonfi, il cronometro scandisce il tempo inesorabile, non che avessi messo in preventivo un determinato tempo per raggiungere la vetta, l' unico obiettivo era raggiungere l' agognata meta, Marco però mi dice che lui vorrebbe chiudere sotto le sei ore, cosa che non gli era mai successa ed allora con la forza di volontà e l' incitamento ci davamo degli obiettivi di corsa, da qui a lì corriamo poi facciamo di passo, così facendo alternando corsa e passo abbiamo raggiunto il suo obiettivo che strada facendo è divenuto anche il mio.

 

 

Fin qui un se pur minimo resoconto della mia disfatta ( riferita alla brillante prestazione della moglie), niente da eccepire sull' organizzazione per quanto riguarda i ristori, veramente abbondanti di tutto, ben presidiati gli incroci più pericolosi, peccato per il traffico che almeno nei dettami dell' organizzazione doveva essere chiuso fino a San Marcello, può anche darsi che così sia stato, ma erano talmente tanti quelli al seguito degli atleti che proprio non se ne notava la differenza, non mi è mai capitato di vedere in una gara podisti così coccolati, metro per metro, dal caffè al massaggio e quant'altro, il che secondo me va a discapito della lealtà agonistica, ma tant'è ognuno farà i conti con la propria coscienza.

 

Un grossissimo grazie a Dio per avermi consentito di portare a termine anche questa gara ed uno altrettanto grande a tutti quelli che si sono prodigati per la realizzazione di questa grande corsa.

Claudio Landucci