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COLLODI E LE FATE TURCHINE di Andrea

21/11/2016

a cura di Andrea Bartalesi

Quando pensate alla marcia di Collodi dimenticatevi la casa delle farfalle, i barroccini con campanelli tintinnanti tirati da ciuchini, il paese dei Balocchi, dove tutto è zucchero filato. Pensate al suo paese, aggrappato a quel monte come un geco al soffitto, pensate a quei tetti che si attaccano uno all'altro per stare su in cielo. Ecco i percorsi di Collodi, per altro bellissimi, sono così, duri e impervi.

Ieri mattina mentre aspettavamo i cartellini in quella mezz'ora di "socializzazione" forzata, in attesa delle 8 per partire tutti insieme "appassionatamente" pensavo alla Fata Turchina e mi volgevo intorno per trovarne una, anche usata. Pensavo a questo colore "turchino" con il quale il Collodi aveva inteso descrivere questa donna che ogni uomo (figuraimoci un bambino) vorrebbe incontrare. Solitamente il colore feminile è il rosa. Se voleva aumentarne il fascino poteva usare il rosa confetto, anche se sdolcinato. Ma il Lorenzini, detto il Collodi, sapeva bene che fra queste mura scende un vento e un freddo umido che entra nelle ossa, che ti fa intirizzire tanto che il rosa del carnato si trasforma in quel turchino violaceo, quel colore livido, con le labbra esangui. Quell'aria fredda che scende giù dalla Biecina, spingendo le acque della Pescia di Collodi verso il basso (sembrano scappare, quelle acque, rimbalzando fra macigni e tronchi d'albero, scappare dai castagni ignudi e spettrali del passo del Trebbio) quell'aria che mi fa tirare su il colletto e rintanarmi in chiesa, mi fa pensare al sacrificio di Geppetto che vendette la sua giacca per comprare l'Abbecedario a Pinocchio, poveruomo, lui aveva un figlio, anche se di legno, e per un figlio facciamo tutto, ma colui che comprò quella giacca, vecchia, frustata e con le tasche piene di segatura e l'odore di legno ammuffito e di uova cotte al tegamino in oli che a dire esausti può essere un complimento, quello che la comprò doveva avere un freddo come noi ieri mattina prima della partenza.

Partiti invece ci siamo scaldati sulle giravolte di Petrognano, dove siamo andati come turisti, quasi un aperitivo, quasi un aspettare che il Teatro dei burattini aprisse, ed infatti tornati a Collodi ci siamo spostati su Pescia, sulla salita di Monte a Pescia e di qui, per vicoli e oliveti, abbiato ritrovato, quasi per caso, una vecchia mulattiera di pietre lucide che ci portava a quel Collodi di pietra e di tetti, a quella chiesa come un castello, fra sospiri e preghiere, che essendo così vicine a Dio, sicuramente dovevano ronzare nelle orecchie del nostro Creatore, quasi in modo fastidioso. Intorno a noi piantagioni di agrifoglio italiano (foglie pianco verdi, pallini ovviamente rossi) e i sorrisi di chi al ristoro ai sospiri di chi vi era giunto, commentavano dicendo che fino a lì era l'antipasto!!

Poi, arrivati, tutto torna sereno, l'aria è più dolce, rimane solo il rumore della Pescia che se ne va brontolando verso il basso.

Ho trovato Lisena e approfitto delle sue foto.

gli Spensierati come fili interdentali della balena

ridete ridete poi ve ne accorgerete!!!

udite udite: a Collodi tre vincitori del Trofeo della Montagna al Tour!!!

 

chiesa di San Gennaro

 

e io non avevo freddo: ci avevo pensato prima!!!

 

questo è l'incaricato al controllo della 12 km, intirizzito, grazie per il tuo sacrificio

 

Fania in versione natalizia. Che bella idea!!! Riceverne una per Natale anche senza la scatola, ma con un bel fiocco!!!!

 

 

posto di ritrovo, arrivo e ristoro

e fra gli incaricati volti noti e anche porcaresi!!!

Grazie ragazzi per la bella mattinata e grazie a Lisena per le sue foto sempre bellissime, sempre allegre e di buonumore. Scatta le foto a raffica, sembrerebbe non guardare nemmeno cosa fotografa e poi ti accorgi che tutte le immagini sono ben inquadrate e mai banali. Brava Lisena.

Andrea Bartalesi