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CORRI A PONTE A EGOLA di Andrea

18/05/2010

a cura di Andrea Bartalesi

PONTE A EGOLA CORRI di Andrea Bartalesi

Fra Tereglio e Migliarino, diverse e belle marce che offrivano i Lucchesi e le Tre Province, ho scelto Ponte a Egola. Un primo motivo è per essere arrivato nei premi per l'anno 2009 del Comitato Pisano ed aver ricevuto un ombrello, bello, personalizzato. Io solitamente non sono legato ad un trofeo, pur essendo iscritto a tutti (lo faccio per egoismo perchè fino a che ci sono i trofei ci sono le corse ed io posso andare a correre), ma riconosco che i "pisani" solitamente hanno la bontà di scegliere oggetti ricordo utili e belli. Quindi a Enzo Bracciali, nostro referente e nuova anima del Comitato ho confessato il perchè ero a Ponte a Egola e insieme a me oltre 24 soci dell'Atletica Porcari. Poi c'era da rivivere vecchi panorami, ripercorrere le colline dolci ma tante, così da arrivare stanchi, sempre, all'arrivo. Enzo, mio Virgilio, mi informava della cultura dei percorsi che c'è da queste parti, tanto che ogni società ha il suo "percorsista" che ogni anno trova nuovi sentieri.

 

 

 

Così me ne parto con l'amico Claudio e Enzo che in effetti me lo trovo davanti ma ogni tanto mi aspetta, a rivedere luoghi consueti, visti magari dal lato opposto. Le colline che si allargano verso Montopoli e San Romano permettono al percorsista di disegnare il percorso della 22 km come un ricamo, con il verde filo di una campagna lussureggiante, con la ricchezza dei marroni caldi e rossicci dei casolari e di paesi sempre alla sommità di colli dove l'uomo da sempre si è innalzato per respirar l'aria lieve nelle calde estati e l'occhio poteva allungarsi e scoprire intrusi che mettevano in dubbio una certa loro supremazia. Ci siamo gettati nella valle delle case Chiecina, cercando appoggi sicuri nei sentieri limacciosi.

 

 

Bellissima la salita che, costeggiando le vecchie mura, ci ha fatto raggiungere la sommità del paese di Montopoli, e gli organizzatori hanno "rinunciato" a farci vedere la Torre famosa per questo sentiero antico, quasi privato, fra il vecchio muro e la valle fra arbusti e scomodi orti.
E mentre Enzo mi indicava la Via dell'Inferno che abbiamo percorso con altre corse sia in salita che in discesa, gli organizzatori ci mandavano, quando ormai sentivamo le gambe stanche, con i km che non volevano passare, a inzupparci i piedi e le scarpe su una collina che sembrava quasi che il nostro "percorsista" avesse dimenticato e che solo ricordandolo, ci aveva fatto tornare indietro e farci vedere questo piccolo gioiellino podistico. Un Grammon pisano, un muretto.

 

Certo il fango la faceva da padrone su quel sentiero fra vigna e bosco, ma a me è piaciuto, mi sono sporcato volentieri, ho sentito l'acqua nelle scarpe e dentro la reazione del vecchio podista abituato a sforzi a volte improvvisi e imprevisti, una sorta di gettare il cuore oltre l'ostacolo, cercare nella grinta quel qualcosa che le gambe sembrano non avere più.
Insomma una bella mattinata, che considero anche una rimpatriata e complimenti agli organizzatori.
Un grazie ad Enzo per avermi "accompagnato" in questo mio viaggio all'Inferno (inteso come Via) e in Paradiso (per la soddisfazione) e per aver allungato nel finale quando stavo per raggiungerlo così da riportare le mie sensazioni sull'umano, senza svolazzi di fantasia, senza mere illusioni.
Andrea Bartalesi

 

 

Le foto sono del Bartalini, che ringrazio, e le ho tratte dal Sitodella Podistica Castelfranchese