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DAL MARGINONE AL COLLE DI BELLE DONNE

02/03/2020

a cura di Andrea Bartalesi

E' bene dire subito che il Colle di Belle donne è una vecchia definizione del luogo dove arriva la Cassia antica, come si trova nei vecchi libri (da Squarciabocconi al Colle di Belledonne) per chi interessato ad approfondire, vedi sotto. Detto questo devo dire subito che chi ha tracciato il percorso (Nilo?) è uno che conosce il territorio in modo perfetto. Ha tracciato un percorso molto bello, facendoci salire e scendere da Montecarlo, ma con quel sapere che non ti affoga nella fatica, ma ti fa cuocere a fuoco lento, salite messe al punto giusto, recuperi, insomma uno che sa cosa vuol dire correre. Poi, visto che gli era venuto un po' meno di 20 km (come dichiarato) anche un giro turistico intorno ai laghetti del TUCA a veder ppescare. Complimenti agli organizzatori.

Il tempo era decisamente rivolto al brutto, ma per quella assicurazione podistica, ci ha permesso di arrivare all'arrivo senza bagnarci, solo qualche goccia.

Vediamo alcune foto che ho scattato.

subito a Montecarlo, che ci stanno aspettando

 

La Porta Fiorentina dormiva ancora. Non sono più i tempi in cui i soldati impedivano il passo con i loro Chi va là!!!!

anche la torre campanaria taceva, solo i tocchi delle ore, con voce fioca, quasi sottovoce

e per accendere un po' di luce, fiori rossi e bianchi occhieggiavano dalla siepe

il Quercione, di solito festoso, era incuriosito e ci guardava passare brontolando "con questo tempo...ma dove vanno quei pazzi..."

un narciso cercava di vedersi (poveretto è una sua caratteristica) anche in una goccia d'acqua

i laghetti del Tuca

e i suoi pescatori....

Insomma una bella mattinata, malgrado il tempo che faceva tutto grigio.

Andrea Bartalesi

 

 

 

Per chi vuol saperne di più del Colle di Belle Donne:

 

STORIA

L'origine della strada è oggetto di dibattito storiografico. Infatti alcuni studiosi tendono ad identificarla con la Via Cassia Minor  o Cassia Clodia di epoca romana, che congiungeva Florentia con Luna, tuttavia la carenza e la contraddittorietà delle fonti rende difficile identificare con precisione il tracciato di quest'ultima.

In età medioevale l'arteria, sotto il nome di via Lucense o Pistoiese, fu interessata da traffici di merci e percorsa da pellegrini, pur restando un'asse di secondo piano rispetto alla via Francigena, che attraversava la Valdinievole più a sud. Vennero edificati locande e pievi. A quest'epoca risale il Novelliere di Giovanni Sercambii nella cui Novella LXXX si racconta un assalto di briganti nella zona dei Colletti di Veneri.

Nel 1681 la strada acquistò il nome di maestra postale lucchese-pistoiese, a seguito dell'istituzione regolare del sistema delle stazioni di posta da parte del Granducato mediceo. La strada, della lunghezza di 36 miglia, collegava Firenze, Prato, Pistoia, Borgo a Buggiano e Alberghi di Pescia (sedi di stazioni di posta) con lo Stato Lucchese, in cui entrava nei pressi della Dogana di Squarciabocconi. Per tutto questo periodo rimase la strada più utilizzata della vallata, nonostante diversi problemi, nel tratto dei Colletti di Veneri, causati all'attraversamento di corsi d'acqua Pescia maggiore e Pescia di Collodi sprovvisti di ponti e soggetti ad esondazioni, nonché alla presenza di alcuni tratti ripidi.

In età lorenese e in particolare sotto Pietro Leopoldo venne sostenuta un'imponente opera di miglioramento della rete stradale toscana, con l'obiettivo di incrementare i traffici commerciali e favorire lo sviluppo dell'economia. In questo contesto avvenne il restauro dell'intero percorso della strada postale tra il 1773 e il 1783. Di concerto con le autorità lucchesi fu deciso di non ristrutturare il tratto pesciatino, a causa dei summenzionati problemi di viabilità, preferendo allargare una strada secondaria che presentava il vantaggio di essere già provvista di ponti (Ponte all’Abate e Ponte del Duomo di Pescia).[3]

Dopo l'abbandono alla fine del '700, il tratto pesciatino della strada andò incontro a deterioramento sia per la mancanza di manutenzione che per il riutilizzo delle pietre da parte dalla popolazione locale. Negli anni '80 del '900 la costruzione dell'acquedotto comunale distrusse parte del lastricato.

Il 14 maggio 2012, in seguito all'iniziativa di alcune associazioni impegnate nella tutela del territorio, è stato posto il vincolo di interesse storico artistico sul tratto di strada ancora esistente da parte della Direzione per i beni culturali e paesaggistici della Toscana. Questo risultato, nell'intenzione dei promotori, avrebbe dovuto essere propedeutico alla messa in atto, da parte delle istituzioni competenti, di programmi di valorizzazione e di recupero di questa viabilità storica e del suo contesto.[2][4]