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ECOMARCIA DEL BARCO MEDICEO di Andrea

23/08/2010

a cura di Andrea Bartalesi

 

 

 

LA PRIMA ECOMARCIA DEL "BARCO MEDICEO" A PORCIANO

Incuriositi dalla novità, da terre semi sconosciute, ci lasciamo tentare da questa prima edizione della Marcia di Porciano.
Per una banale coincidenza (anche domenica prossima ci sarà una corsa a Porciano) ci troviamo a Lamporecchio a girare in tondo come girini alla ricerca di questa corsa che ci veniva indicata a Lamporecchio. Finalmente la giusta indicazione, il San Baronto, strada a destra che scende verso Vinci ed eccoci a Porciano, con la sua chiesa antica con le sue torri.
Non c'è tempo da perdere, siamo in ritardo, sono partiti quasi tutti ed eccoci sulla strada percorsa, a ritroso, salendo verso il San Baronto, per poi deviare a destra verso i ripetitori, verso l'alto, verso il crinale di questa collina che fa parte del comprensorio del Montalbano.
Il Montalbano, per noi lucchesi che ne sentiamo parlare, ma la fretta non ci fa approfondire, è un vasto territorio che insiste sule province di Pistoia Firenze e Prato ed è ricco di cose buone: il vino che viene dalle viti coltivate in pianura ed in alcuni terrazzamenti, gli olivi sui pendii dei colli, mentre i castagni adornano le sommità di questi.
Avete quindi capito che ci lasciamo alle spalle gli olivi per andare al fresco dei castagni. Subito ci viene indicato il luogo dove ancora si trova un muro dell'antico "Barco Reale".
Il Barco era una grandissima riserva di caccia dei Medici che avevano diverse ville in zona, una famosa a Castelmartini. Del resto le strade erano poche, insidiose, polverose, cosa di meglio per una famiglia di quella potenza economica se non il costruirsi una bella dimora dietro tutti gli angoli? Certo incrociare dopo averne sentito il rumore degli zoccoli, gruppetti di cavalli con i loro cavalieri, i cani che chiassavano, i servitori che servivano, i falconieri con i i falchi "aggrucciati" sui grossi guanti, il signore e i suoi amici con i loro cappelli piumati, doveva essere proprio uno spettacolo, per un villano qualsiasi come me. Ma andiamo avanti: giunti su quella che credevo la sommità, ci ristoriamo ad un ristoro originale (ma poi tutti lo saranno tanto da diventare consueti): cassette di frutta, pesche, uva, susine, stese come al mercato di Novoli, una accanto all'altra. Bottigliette d'acqua da mezzo litro stavano sospese fra il nostro desiderio di bere e il dubbio se potevamo servirci. Non c'era bicchieri ed allora? Bottigliette a gogò. Si saliva ancora e poi fra un salutare ondeggiare di un bianco stradello fra ombre fresche e spiazzi di sole, un misto della corsa estinta delle Pizzorne, un ricordo dell'Acquerino, si giungeva ad un'ampia strada, esageratamente larga, asfaltata, quassù dove non passa nessuno, (immaginavo un tasso c un istrice che attraversando gli doveva venire un senso di disorientamento per lo spazio incredibile), quasi un piazzone che si susseguiva in leggera discesa. Giunti ad una Chiesetta romanica, con un abside di una perfetta rotondità, ci troviamo a chieder notizie a due gentili persone addette al secondo ristoro. Siamo a Sant'Amato e questo sembra il posto adatto, un posto da scegliere, da.. amare.
Anche qui solo bottigliette: è la prima edizione, dicono, la prossima troverete i bicchieri. Meglio. Anche perchè le bottigliette che alcuni incauiti personaggi pre-passati avevano gettato al bordo strada se ne rotolavano giù lungo i pendii e si andavano a fermare fra un ulivo ed un ciglio profumato di erba portando così il contributo "plastico" dell'umanità.
Una lunga discesa ci fa scendere in località Anchiano di Vinci dove non possiamo esentarci da una visita alla casa natale di Leonardo (già avevamo intravisto fra i rovi e gli sterpi un casale con cartello "Mulino di Leonardo"). La linea esterna della piccola abitazione è di casa colonica, posta su un piccolo crinale dove i venti portano aria fresca, gli ulivi sono belli, il panorama dolce, come si addice ad un bimbo. Ma il nostro genio non era figlio di un notaio (certo Ser Piero da Vinci)? Forse i notai allora erano meno notai di oggi, penso. La casa però è "ricca" nella sua piccolezza. Nell'ingresso ci accoglie un focarile di quelli di una volta, alto più di me, nero fuligginoso, con una cappa che se la segui va diritto in Paradiso. L'aria che ci si respira è di persone di buon gusto, non è contadinesca. Una parentesi: non dico che un contadino non ha buon gusto, Dio ce ne guardi, anzi.. ma fra avere il buon gusto e realizzarlo ci sono di mezzo i soldi e qui la cosa cambia. Insomma mi giro e su un piccolo passetto murato che collega la casa ad una pertinenza, un forno. La sua bocca sembra quadro posto su un'altare. Imponenza e cura per un elemento, il pane, essenziale, profumato, saporito.
Ci tuffiamo ancora in discesa, il tempo passa, il sole ora si fa sentire, cerchiamo l'ombra e ci domandiamo dove andremo a finire. Il mio Virgilio (ognuno nel suo peregrinare ha con se un Virgilio) che conosce i luoghi perchè ha un genero ciclista, mi dice che siamo vicini a Vinci e che presto gireremo sulla strada Pistoiese che ci farà salire verso il San Baronto e quindi prima troveremo Porciano. Resta da vedere quanti km mancano, ma la mattinata è bella, la corsa è bella e allora cosa ci manca? Imbocchiamo l'attesa via che ci riporta in alto e non sappiamo dove stare, se è meglio scorrere a destra dove ciclisti ansimanti ci superano e ritti sui sellini spariscono dopo la curva oppure a sinistra, ma frecce su due ruote ci sfiorano ad ogni piè sospinto. Decidiamo di stare sulla destra, non vedremo in faccia chi ci investe, se ci investono, ma tanto anche andando a sinistra le bici sono così veloci da non darci tempo nemmeno per un'ave maria.
Qui siamo sul santosantorum del ciclista proletario toscano: il San Baronto. Da farsi in salita dalla parte più lieve, lunga, oppure dalla parte più corta e più impegnativa, il risultato maglie coloratissime, ruote che stillano il leggero rumore di un rotolare di sfere, respiri che cercano in frasi spezzettate di far vista di niente.
Un ristoro ci appare e ci dice il meschino che manca un km in più della realtà, tanto che al vedere Porciano e l'asilo quasi non ci crediamo.
Bella questa prima edizione, già ottima dal punto di vista dell'organizzazione. L'anno prossimo potranno "limare" qualche piccolo inconveniente (la lunga discesa non ha segnali di giusta percorrenza, se non il cartello dei 9 km, basta un pennacchio legato ad un ramo di olivo) anche se si corre il rischio di perdere la "freschezza" per una "pedante certezza".
Insomma grazie agli organizzatori, alla loro disponibilità e gentilezza, al Comitato Pisano che una domenica ci ha portato nel tempio dei ciclisti a rimirar il Montalbano.
Andrea Bartalesi