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FILECCHIO CORSA VERTICALE servizio di Andrea

18/07/2016

a cura di Andrea Bartalesi

Filecchio, parcheggio nei prati, quasi sembra di essere in pianura, a Casina d'Isola, erba tagliata, fieno, il sole che scalda fin da quando metti il piede a terra (scendendo dalla macchina).

Ti riassetti un attimo, togli la maglietta, la spiumacci, ti guardi intorno e sei già con il cartellino in mano e preso dalla fiumana della gente che ti porta con sé verso ..il tuo destino.

E come ogni anno gli organizzatori ti fanno percorrere sentieri e vicoletti, scale e scalini, visitare la casa dello scultore e la chiesa antica, un rigirare che somiglia tanto a quando da ragazzi eravamo scelti per colpire con il bastone la pentolaccia, e ci bendavano e ci muovevano intorno per farci perdere l'orientamento.

 

 

 

 

Poi, improvvisamente, veniamo fiondati verso l'alto, il vecchio sentiero, al fresco, oltre il muretto e a strapiombo sull'Ania, le case i fichi, le "giorgine", il cielo azzurro, e andiamo verso l'alto. Le deviazioni hanno sempre dietro di loro un sentiero ripido da salire, pietre come periodi storici, una casa con piscina sul colle, quasi un legare il godimento terreno con il sogno di volare. Ma le gambe sentono il dislivello. Passa un tizio e dice: "Ma che avrà mai questo Tiglio da meritare tutta questa fatica per andare a vederlo". Un piccolo cane, piccolo perchè giovanissimo, con la spregiudicatezza dell'infante, passa saltellando, ed io mi meraviglio e chiedo al suo amico/padrone se non è troppo giovane per queste imprese. Ma lui mi fa tacere dicendo che è bene che si abitui subito. Achille, così si chiama il cagnolino, risponde ad ogni richiamo, la voce o una farfalla, una cavaletta che scappa, con una energia scoppiettante.

Non posso far a meno di paragonarla alla mia. Ma lasciamo perdere.

Entriamo come saraceni nel paese di Tiglio, di soppiatto e solo con il nostro rumore di fiati affannati. Un signore del luogo ci ha preparato un ristoro privato, nel suo giardino che attraversiamo, una sedia, un giornale, per la sua attesa. Arriviamo davanti il tabernacolo di San Filippo.

 

Dobbiamo salire a destra fino alla chiesa di San Giusto, sulla cima del colle, con il panorama immenso che solo le Apuane ci chiudono. Io decido di tornare indietro, conosco la chiesa romanica, il ristoro, la gentilezza degli inservienti. Ritorno evitando un paio di km e ripercorro la discesa. Al vecchio bivio che avevo evitato sdegnato, ci immettiamo sul tratto della 10 km salendo al Castellaccio e godendoci lo spettacolo dei fiori. Poi una lunga discesa scoscesa e ancora dopo quella ripida che ci porterà al " solco" che nella sua ombra e al suono della fontana impetuosa ci riporterà sul piccolo altipiano di Filecchio.

 

Un piattino di polenta al ragù ci delizia prima lo sguardo e poi il palato.

e per premio di partecipazione un sacchetto di farina gialla, quasi una sfida per vedere se, nella nostra casa, riusciremo a farla altrettanto buona.

Grazie a tutti

Andrea Bartalesi