Quando partecipiamo per la prima volta ad una marcia, di solito tutto è bello, tutto è nuovo e ci piace. E così ieri mattina in una mattinata di pioggia continua ho partecipato alla Marcia di Fornaci di Barga,e mi ha subito fatto piacere la gentilezza degli addetti al servizio, i ristori, i luoghi visitati. Il salire a Barga da una direttrice nuova, fino ad arrivare a salire dall'Ospedale, visitare Barga, sotto l'acqua, entrare in un Duomo buio dove la piccola porta faceva entrare una spada di luce che sembrava ferire le ombre addormentate, guardare il pulpito famoso e i leoni che lo sorreggono, bianchi, spettrali, nel buio circostante e la statua di San Cristoforo sull'altare io la vedevo con la retina dei miei ricordi, perchè era sparita prigioniera com'era del buio. Dal sagrato niente buco del Monte Forato, nuvole bianche ne impedivano la vista. Ma poi scendere in città, sentire le voci gioiose e combattive dei ragazzi da dentro lo stadio e poi scendere ancora verso l'arrivo.
Fiori bagnati mi guardavano dai cigli e mentre mi fermavo a portare con me l'immagine, è passata Itala.
Itala è una donna. Una bella donna che cammina con un passo ineluttabile come il destino. Ha un vigore e una compostezza nel suo giovane passo che impressiona. Passa come il tempo, la vedi e subito si allontana davanti a te, sparisce. Lei davanti, il tempo dietro. Non si chiama Itala, ma ieri ho visto in lei l'eleganza del Pendolino, e la velocità di un treno "grand vitesse". Anche questi incontri fanno parte del nostro mondo podistico.
Un consiglio agli organizzatori: togliere gli ultimi due km che ci fanno conoscere le fabbriche della cittadina, in un anda e rianda in dritti viali solitari e taciturni. Possono allungare i due km a Barga o a Loppia, ma non devo conisgliare io i luoghi che gli organizzatori conoscono bene.
All'arrivo una profusione di dolci e di salato, pasta fritta e frati ottimi, donne gentili che quasi ci restavano male se non mangiavi. E io, che camminando arrivo quando ormai i veri corrdiori sono a casa e hanno già fatto la doccia, sono abituato a trovare tavole imbandite di ricordi, più che di cibo. Quindi il piacere della sorpresa.
Ora qualche foto che ho fatto forzando la pioggia.
il Duomo come una fortezza, nel luogo più alto della città, una bellezza, sotto case con terrazzini e finestre che si aprono sul mondo e sulla valle, poi
il pulpiito
sorretto da belle colonne policrome e su due statue emblematiche
l'acquedotto, come uno scheletro sopra di noi, mentre la pioggia ti batte sul cappello
un selfie (è di moda) per ricordare ai posteri il passaggio di questi due pellegrini
Gallicano oltre la valle, dietro una cortina di gocce di pioggia
coraggiose violette si lasciano inzuppare dalla pioggia
poi....poi è passata Itala....
Andrea Bartalesi