Ancora una volta Gallicano ha lanciato il suo grido, parafrasando una poesia di Prevert dove al posto di Gallicano c'è l'incrociatore dell'alba, tutta un'altra cosa, lo so, ma allora come vi potevo trasmettere la mia gioia di una mattinata, impegnativa, ma stupenda?
A volte a noi podisti "non basta". Succede. Non ci basta quello che passa il convento e neppure quello che passa Gourmet rinomato ristorante. Abbiamo bisogno di quel qualcosa in più.
E io, ieri mattina, "colpa" (leggi merito) di Claudio, Massi e Cinzia, ho aggiunto a Gallicano quel bicchierino in più, quel pasticcino così da farla diventare bellissima. Giunti a Calomini, il paese, quello che dà il nome all'eremo, ma si trova in cima, quasi in cielo, dopo una foresta di castagni, dopo salite che puoi chiamare erte, dove, arrivato, ti immergi nella luce, e guardi la valle verde, sotto, guardi il paese di Verni, disteso, che si sta stirando, svegliatosi da poco, sonnacchioso, e la Pania che da qui non sembra poi così Secca e il Forato che è proprio un Monte forato. Poi scendi nel paese, terrazzi che sembrano aspettare ancora la Regina Margherita, uomini e donne sulle sedie per vederci passare, noi, i podonauti del duemila, e la luce li acceca e si proteggono il viso con la mano tesa.
Ecco a questo punto, dopo un breve girottolare sulla via asfaltata il percorso ci presentava un viottolo in discesa, breve ma arduo. A Cinqia e Massi avevo promesso che sarei andato con loro, io che cammino, loro che corrono, a passare da Vergemoli, quel paesone laggiù, sotto la Pania Secca. Questa strada la conoscevo, fatta tante volte con Claudio, ma correndo. Mi sembrava improbabile farla camminando.
Cinzia e Massi, una coppia di amici, mi hanno fatto compagnia, aspettandomi, ridendo scherzando e così in un posto che non so abbiamo incontrato Claudio che stava facendo il percorso al contrario. A Teano, doveva chiamarsi così quel posto come quello dove si incontrarono il Re e Garibaldi, ci siamo dedicati un selfie, prima che lui, sul suo cavalo bianco, continuasse verso Calomini e noi Vergemoli.
Le giravolte che portano al lago di Trombacco ci regalavano visioni di blu cobalto e di verde "ramarro" (non come quello spiaccicato sull'asfalto, forse più simile al verde-serpe uccisa da una ruota d'auto poco prima) insomma cose che con quel sole diventavano uniche. Poi il ponte di pietra, con Cinzia che non vedendolo credeva di dover passare a guado la Turrite e già lagnava, poi il "lungoturrite" più bello dei Lungosenna,dei "quai" parigini, senza bouquisches ma con un fresco, un verde scuro, lampi di luce che si alzavano dal rumore corroborante del torrente, fra le foglie, lampi di luce, quadri di Renoir...
Insomma, arrivati felici e, insieme a Claudio, e sentersi stanchi e sicuri di aver passato una mattinata "epica". Ma noi, pedonauti ci siamo abituati.
Andrea Bartalesi
Grazie a Cinzia e Massimiliano, per la loro fantastica compagnia. e non vi ho detto delle fragoline di bosco!!!!
Vi faccio vedere qualche foto
fiori di patata...nota: quelli soliti sono bianchi con il bottoncino giallo. Questi con questo violetto sono fiori di patate rosse
piccolo foro del Forato
Calomini prima della luce
riecco il Forato
la Pania...Secca
Calomini
questa donna è tre anni che la trovo nello stesso posto...sarà per caso una statua?
ristoro con torta di noci
le ciliegie...basta coglierle, ma attentiVergemoli e la Pania ci guardano
l'incontro famoso, dopo quello di Teano
il selfie d'obbligo
qui anche le margherite sono...one. La natura non guarda a spese
ed ecco a voi...Fragoline di bosco (prima fotografate, poi mangiate) Cinzia ne ha colte una "manata"
i tornanti per scendere sulla via di Fornovolasco e il lago di Trombacco
Cinzia e Massi, una garanzia
Eremo di Calomini nella roccia
chiudo con le immagini della Turrite.
Buona giornata a tutti
Andrea Bartalesi