Gennarino, all'arrivo mi ha chiesto se mi è piaciuto il Giro della Clodia. Clodia? ho risposto e lui...Clodia, questo è il giro della Clodia.
Subito ho avuto un ricordo di quando ragazzi bivacccavamo sul piazzale della chiesa, nei pomeriggi di sole e, stanchi dell'eterna pista percorsa con i tappini dell'aranciata riempiti di cera (anche noi come i tecnici Ferrari avevamo problemi di stabilità) sui lunghi rettilinei degli scalini che sul piazzale dividevono questo dalla Chiesa, facevamo il Giro di Drusola. Questa Drusola, vecchia che io non ho conosciuto, abitava in una piccola casa fra Mennoni e il pastore e subito dopo la casa c'era un sentiero dove la donna scaricava i liquidi e anche i solidi e molto spesso anche vetri. Noi ansimanti per la salita che ci aveva portato a Mennoni, ci gettavamo giù nel sentiero piombando a Sonno e qui per via Giannini e via delle Sarte ritornavamo sul piazzale. I vetri molte volte ferivano i piedi nudi di Damasco, figlio del pastore, che subito li disinfetta pisciandoci sopra. Grande Damasco, dai suoi capelli capivamo da quando il padre aveva tosato le pecore...
Ma il Giro della Clodia non ha niente di questi ricordi. E' una cosa seria e antica. si parla del duecento prima di Cristo, quando ancora erano di moda i profeti che facevano le previsioni.
Clodia deriva da Claudio Marcello, console romano, proprio quello che dette il nome anche a MonteMarcello sul Magra.
La Clodia era la strada che allora fecero, e allora le "facevano" davvero le strade, per collegare Lucca a Luni. Luni era il porto importantissimo. Da Luni sono partiti tutti i marmi di Carrara che ora ornano la capitale, a Luni lavoravano molti detenuti (una sorta di Caienna) dell'impero, c'era un guazzabuglio di lingue che, unitesi e confrontatesi partoriro il dialetto "carrarino" molto particolare del quale sentiamo traccia quando parla Gigi Buffon, malgrado i lavaggi piemontesi..
A Luni arrivò anche il Volto Santo, ma molto dopo e allora qualche ingegnere aveva già fatto altre strade che arrivavano più velocemente a Lucca, altrimenti, credo, i buoi del carro avrebbero deciso non di portarlo a Lucca ma molto più agevolmente a Pisa, visto che i pisani, natidancane, lo volevano a tutti i costi, quel nostro VOLTOSANTO..
Insomma questa Clodia partendo da Lucca raggiungeva Sesto di Moriano (era il sesto miglio) poi saliva a Domazzano per scendere a Valdottavo (la valle dell'ottavo miglio) proseguiva per Diecimo (indovina perchè Diecimo) e raggiungeva Cerreto sopra Borgo a Mozzano, scendeva a Gioviano poi proseguiva per Gallicano, Cascio, Perpoli. Scendeva a Castelnuovo e via diretta per Piazza al Serchio scendendo dopo Minucciano nella Luni..giana.
Insomma una via imp'egnativa tenendo conto delle caratteristiche del terreno percorso. Poi ci sarebbero stati i lavori della fondovalle che come la Salerno Reggio Calabria non finiscono mai.
Dobbiamo riconoscere anche l'impegno dello storico onorevole garfagnino Biagioni.... ma questa è cronaca.
Detto tutto questo posso rispondere a Gennarino...Si Gennarino, mi è piaciuto il giro della Clodia, quella variante che ci ha portato a Gugliano e poi giù a vedere
il torrente che credo sia il Rivangaio e poi alla curva di Rivangaio e tornare poi lungo la Ludovica vecchia (e Clodia antica). Insomma un impegno da parte degli organizzatori e un bel camminare per noi.
Ecco alcune, poche foto che ho rubato al paesaggio.
un Nello arruffato e sempre un po' addormentato, prima di partire
lungo la strada per Gugliano questi fiori timidi, si sporgevano
vicino alle altrettanto timide violette...
oltre a un tetto, l'orizzonte dell'Appennino, mentre l'antenna TV si punta verso altri spettacoli, magari verso l'Isola dei Famosi...ah ah
Fiori di mello, molto belli, prima che "partoriscano" delle mele, magari dalle gote rosse ma disprezzate per aver dato albergo a Gigi piccolo verme dipettoso
il torrente che io credo si chiami Rivangaio
e il Serchio dove tutto si placa, le piante nel suo letto, come valeriana, calmano l'impeto delle acque
e la velocità del mondo passa svelta sul ponte...
prima di arrivare..la Mora, trattoria ormai chiusa e la Locanda di Sesto con quella sua immagine un po' demodè, da Paese dei Campanelli, operetta d'altri tempi.
Andrea Bartalesi