Ricevo da Loris, amico da sempre, grande podista.... vuol dire qualcosa sulla CORRI CON PAOLO
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Paolo e i gatti di Montecarlo
Io avevo già capito tutta la forza che possedeva la famiglia Pieraccini.
Da una tragedia avevano acceso il sole infuocato in un cielo cupo e grigio.
La loro scelta di creare una corsa in nome del figlio si è così dimostrata vincente e di grande stimolo per il futuro. Nessuno dovrebbe soffrire ancora e insieme ai Pieraccini, l’Associazione Genitori Bambini Affetti di Leucemie e Tumori li ha tenuti per mano e condotti verso una nuova speranza.
Tutto ciò che era un desiderio, si è faticosamente tramutato in realtà e così era nato il centro Girasoli a Pisa. Cui, come ben sapete, andrà tutto il ricavato dell’ottava edizione dell’Aiuta a vivere - Corri con Paolo.
Sentivo la necessità di fare qualcosa di utile. Partecipare alla Corri con Paolo come podista non mi pareva abbastanza e secondo me, un gruppo che mi aveva accolto così bene, si meritava un ricambio da parte mia.
Nella mattina di sabato quattordici aprile, mi ero presentato in piazza Carrara a Montecarlo mentre l’orologio batteva le ore nove. Mancavano sette ore alla partenza ufficiale della manifestazione. Erano le ore necessarie per preparare ancora tantissime cose.
Già, perché questo evento era importantissimo e per tutta la città dovrebbe rimanere un ricordo raggiante. Un altro particolare ormai era sicuro: alla prossima Corri con Paolo s’inizierà a pensare appena la Staffetta podistica a luglio consegnerà simbolicamente l’assegno al centro Girasoli. Ogni anno c’era una storia da raccontare, un ricordo che faceva pensare a Paolo, qualcosa che lui amava.
Nelle ultime due edizioni erano riaffiorati i Pirati e Pinocchio, per questo 2018 era previsto l’arrivo a Montecarlo d’innumerevoli e amorevoli Gatti e il lavoro per trasportarli in questo bellissimo borgo era stato lungo e faticoso ma divertente. I mici erano nati dentro un laboratorio nel mezzo dei boschi lucchesi, tra il profumo del gelsomino e della resina dei pini, il sapore dell’olio d’oliva e il bubolare dei gufi. Cresciuti nelle mani capaci di un folletto magico: Cathy Troilo.
Chi la conosce sa di quanto sia speciale questa donna francese. Io ero impegnato a riempire le oltre tremilaseicento buste da consegnare a fine gara. Una per ogni partecipante, tutte ben fornite, a riprova che nessun dettaglio andava dimenticato.
I gatti di Cathy li vedevo comparire tra le vie di Montecarlo durante la mattinata. Era lo spettacolo che nel pomeriggio avrebbe riempito di gioia migliaia di bambini. Siamo tutti ancora dei bambini, ognuno con la sua età e gli anni che pesano sempre di più. Così tutti saremo felici.
Ormai lo sapevamo bene che le gambe in movimento avevano bisogno d’energia. La benzina migliore per gli esseri viventi restavano le cibarie. Montecarlo era un angolo di mondo, dove il cibo buono non mancava mai e, l’Atletica Porcari, squadra di supporto all’evento, aveva il tocco magico anche per questo.
Così pure la lunga distesa di tavolini di legno iniziava a ricoprirsi con tanto materiale mangereccio. Altro dettaglio importante era la pesca di beneficenza. Gli sponsor che rendevano onore a questa manifestazione avevano messo a disposizione premi generosi, tanto che il vincitore numero uno si sarebbe portato a casa un televisore Smart a trentadue pollici!
Il sole era alto sopra la chiesa, io me ne tornavo a casa per il pranzo, ma presto sarei stato pronto per continuare questa mia avventura speciale, in questo giorno che si annunciava davvero molto caldo. Alle ore quindici via Roma e piazza Carrara erano in fermento, già piene di tute sportive e magliette colorate. Io continuavo nel mio compito di piccolo aiutante. Ero indaffarato nella parte più divertente e nella mano destra tenevo protetta e pronta la macchina fotografica. Il mio obiettivo, era quello di cogliere volti sorridenti e soddisfatti.
Perché a Montecarlo li volevamo solo così. Avevo un bell’impegno per riportare l’allegria al popolo juventino. Quel CR7 e quel rigore beffardo al noventasettesimo minuto ci avevano abbassato la voglia di ridere. I tre gol a Madrid però erano indelebili. Chissà quante squadre avrebbero desiderato farli. Il male appariva perché a noi non erano stati sufficienti. Alcuni giovani ragazzi stavano festeggiando i partenti con lanci di coriandoli dalle finestre di via Roma.
Dalle mani dei partecipanti si alzavano in cielo decine di palloncini. Io transitavo in contromano rispetto i podisti e ai camminatori che nel frattempo stavano fuoriuscendo dalla parte centrale del borgo. Erano a centinaia. Sopra due Ape Piaggio decorate, il gruppo Ridolina allietava il momento con la musica, i balli, i canti e i loro megafoni accesi. A un’anziana spettatrice suonavano una romantica serenata. Ripagati dal sonoro applauso di tutti i presenti. Stavo incontrando molti amici ed era questa la parte festante che mi mancava dalle corse podistiche. Oltre alla bellezza paesaggistica di ogni corsa, la compagnia era ciò più che mi ripagava in serenità. Per non dimenticare qualcuno, o sbagliare nome come spesso mi accadeva, avevo deciso che non avrei citato nessuno.
D'altronde, in qualsiasi momento che mi voltavo, compariva un volto conosciuto e avevo trovato pure tante sorprese inaspettate. Era piacevole guardare molti corridori di spessore calcare questo paese. Per partecipare alla Corri con Paolo c’era bisogno di cuore, non di gambe buone. Io partivo alle sedici e zero due.
Avevo iniziato a sgambettare, ma il traffico gioviale di Montecarlo mi stava frenando. Uscivo dalla parte centrale del borgo e mi ero trovato nell’unico spezzone nuovo di tutto il percorso. La strada era piena di gente. Le auto dovevano aspettare. Mi dirigevo a Montichiari, quando ero attratto da una musica celestiale. La Filarmonica di Montecarlo stava suonando tra gli ulivi della fattoria. Discendendo nel bosco cercavo il passaggio più adatto per velocizzare un po’ l’andatura. Era impossibile. Troppi bimbi, tante famiglie, innumerevoli camminatori improvvisati. Le regole nella Corri con Paolo non esistevano e così perfino i cani scodinzolavano tra le gambe dei corridori. Tutto ciò era fantastico. Risalivo verso la Verruca sopra un morbido terreno, poi scendevo in breve tratto di bosco un po’ dispettoso. Correvo in via di Cercatoia Alta fino a giungere al ristoro posto dopo il campo sportivo di San Giuseppe. Fermavo il cronometro per riprendere il mio compito di fotografo quasi ufficiale della manifestazione. Il ristoro era super affollato, c’erano volti e bocche da immortalare. Mi stavo divertendo. Scorgevo facce buffissime sporche di zucchero o di farina. Le magliette erano ricoperte di briciole.
Sopra le dita e sulle labbra intravedevo strisce di marmellata o di cioccolata. Pensavo alle merende di una gioventù passata, quando nelle scuole si ubbidiva alla maestra e in casa, si rimaneva zitti, appena babbo alzava la voce. Era trascorsa mezz’ora, ogni tanto compivo qualche passo indietro. Fotografavo persone che elaboravano acrobazie per evitare un tratto di fanghiglia. Era uno spettacolo aggiunto. Prima di ripartire una bella parte di uovo di Pasqua non me lo toglieva nessuno. Il prossimo pezzo di strada non era eccezionale, ma si poteva correre anche sul marciapiede.
Quelli seguenti erano migliori. Alternavano leggere discese a morbide salite e sembravano adagiate tra gli ulivi, i boschi e il cielo azzurro. In via Poggio Baldino I iniziava il tratto più aspro. Ogni passo lo dovevo calcolare alla perfezione, altrimenti avrei rischiato di non correre fino in cima. Tutti gli anni era una prova dura. Usavo il metodo ciclistico o da corridore di montagna. Passetti brevi e corsa a zigzag per tagliare l’ascesa. Me la spassavo. L’ultimo spezzone ormai era a Montecarlo.
Lentamente lo vedevo ingrandire e guardavo le mura avvicinarsi come una donna da accarezzare. Sentivo il calore dei mattoni appoggiarsi sulla mia pelle. Udivo il fragore della festa che si stava compiendo proprio sopra la mia testa. Percepivo lo scricchiolio dei sassi sotto le scarpe, poi gli ultimi metri erano in via della Fortezza. 1h16.36 per circa 10,400k Il ristoro finale era preso d’assalto e in poco meno di venti minuti sparirono le pizze e le focacce. Mi ero fermato a chiacchierare con quella Giratrottolona di Michela e con i suoi due gattoni, così scoprivo di quanto appariva piccolo il mondo. Il fermento stava calando, il vento si era alzato e la temperatura calda rimaneva solo dentro i cuori. Ero riuscito a prendere qualcosa al ristoro e a ritirare il pacco di partecipazione e quello da volontario.
Scattavo altre fotografie ed ero pure fiero per l’onore di aver visto pubblicato ed esposto in piazza il mio resoconto sulla Staffetta Montecarlo - Pisa del 2017. Stringevo un mucchio di mani, baciavo e ringraziavo amici che non trovavo da mesi. Avevo trascorso una bellissima giornata.
Uscendo dal paese, tra i palloncini colorati che svolazzavano legati all’ingresso del paese, mi era parso di trovare un ragazzo sorridere. Era Paolo?
Loris Neri -