080821 DOMAZZANO
Domenica abbiamo seguito la via Matildica del Volto Santo da Valdottavo, fino al guado per Gugliano ma poi girando verso Rivangaglio e risalire a Domazzano per fare l’anello.
Questa Matilde di Canossa, meglio di Toscana, fu contessa, duchessa, marchesa e vicaria imperiale, ha tanti meriti: per primo c’è il dubbio che fosse nata nel castello di Porcari. La sua famiglia era proprietaria di una porzione di esso e in quei giorni si trovava in zona. Poi è stata lei che fece costruire il Ponte del Diavolo. Le chiese che incontri hanno tutte a che fare con lei.
A San Donato, primo paesetto che si incontra partendo da Valdottavo (Valle dell’ottavo miglio da Lucca) c’è una chiesa piccola, strada che divide il campanile dalla chiesa, una donna che doveva chiudere la porta che si apre a più di un metro da terra, era inginocchiata su un gradone di marmo e si sperticava per girare la grossa chiave. Forse prima c’era una scala, ma o la scala o la strada e hanno preferito la strada.
Ho sbagliato percorso per via di una freccia ambigua e siamo saliti, con Claudio e Sergio, fino a 350 metri slm, quasi in paradiso, si vedevano i pinastri della sommità e ci hanno detto che se si continuava si andava a finire a Montecatino e poi a Torre. Meno male siamo tornati indietro. I tafani ci aspettavano per seguirci, attaccati alle nostre gambe, succhiando tutto quello che c’era rimasto.
A ogni passo mi chiedevo come potessero passare di lì con il Volto Santo, con i buoi (immagino dei buoi al carro del Fattori) che non potevano usufruire del trapelo (vi immaginate questa immagine, le corna alte, il bianco del manto, il carro di legno pieno, il tutto con un miccetto d’avanti che doveva aiutare per la salita improvvisa?
Meno male che mi ero sbagliato, siamo tornati indietro velocemente e abbiamo preso il giusto percorso molto più pianeggiante, molto più da buoi.
Salendo poi a Domazzano, ci ha incuriosito la vecchia chiesa, così in alto sopra il paese. Fino a che ci sono le case si va su stradette asfaltate, poi diventano vecchie mulattiere selciate e verdi di erba sfacciata. Immaginiamo una sposa che salendo a piedi e in corteo, sporca il lungo strascico, paggetti, che lo alzano e lo perdono di mano trovando scapaccioni sonori.
La chiesa era imponente, il suo bel campanile, il piccolo cimitero di sopra. Cancello chiuso, un’occhiata, poche tombe vecchie, un crocifisso come se un defunto fosse uscito e allargando le braccia gridasse “ma ci avete abbandonato quassù?”
Erba alta a coprire pietre antiche e la desolazione del luogo che contrasta con la visuale.
Finiamo a Valdottavo per un caffè, meravigliandoci ancora per la bella cappella e per il Teatro Colombo
Andrea Bartalesi