MOLIN NOVO è un gruppo di casolari che si nascondono nelle pianure, nel tratto che va da Buggiano a Chiesina Uzzanese. Case sparse, alcune raggruppate, interrotte da serre e dalle anse del Pescia Morta. Argini verdi, erba bagnata, così il “molinnovesi” guardano a nord, verso le colline, con aria interessata e sguardo voglioso e nella loro vetrinetta (la marcia podistica) ci mandano a visitarle.
Quest’anno, causa covid, hanno ridotto il kilometraggio; hanno tolto l’ascesa con tanto di mimosa a Buggiano da un bel sentiero, e ci hanno mandato subito a Stigliano, chiesa maestosa che sembra voler impressionare il forestiero. Pietre antiche, campanile stretto all’abside, per proteggerla, gatti che ti guardano indifferenti. Una bella vetrinetta aperta ti mostra i libri che puoi prendere in prestito, fiducia sulla parola.
Attraversato il paese, si sale, in tutti i modi, stradette asfaltate, viottoli e sentieri verdi, fra ulivi e gente che li sta potando, per poi, adocchiata dopo la curva, La Costa, raggiungerla, come “lanzichenetti” in vacanza guerriera, con una impennata che ti toglie il respiro e i grilli dalla testa.
Arrivati al cospetto della chiesa, che come tutte le chiese si erge “sopra” il borgo, subito scendiamo, attenti, con le gambe gonfie per lo sforzo di essere arrivati fino lì, verso un panorama che sembra aspettare il nostro volo. Appena ci sembra di aver messo i piedi al sicuro su quella che sembra un’ampia terrazza, vediamo, vicino il ristoro. Acqua in bottigliette, pacchettini di wafer o cracker.
A questo punto l’organizzatore e il tracciatore del percorso aveva due possibilità: scendere per un viottolo penduto, erboso, ripido che ti faceva frenare e sentivi strusciare i ferodi fra i nostri muscoli delle cosce fino al campo da rugby di Santa Lucia, oppure farti planare dolcemente su una strada asfaltata dolce e “curvosa” che ti portava al bivio per Uzzano del quale ti saresti disinteressato o magari considerato “un peccato” non andare ad omaggiare gli uzzanesi, e poi, sempre volteggiando arrivare dalla parte opposta del campo da rugby. Ebbene il tracciatore ha preferito la prima soluzione.
Non la condividiamo, ma accettiamo. Tornare al Molin è solo cercare la via più breve per arrivare. E così anche i km non saranno i 12 annunciati e nemmeno, figuriamoci, i 13 modificati. Io e Claudio ci ribelliamo e andiamo a vedere le anse del Pescia e ne percorriamo gli argini.
Ci diranno che i partecipanti, vocianti e felici, con green pass e mascherina al ritrovo, erano circa ottocento con la presenza dei Pisani, Tre Province, Lucchesi.
Andrea