20_09_20 -ORENTANO
Ieri mattina i Telerompo ci aspettavano a Orentano. Io e Claudio, (assente Sergio per gita a Capraia) siamo arrivati presto e visto che non c’era quasi nessuno, siamo andati a farci un giro che è risultato quasi 4 km. Torniamo e il piazzale della palestra è pieno di macchine e podisti.
Sono passate le 7.40 ma anche se la partenza era prevista per le 7.30 nessuno aveva impazienza di partire. Chiedo in giro e sento che Daniele sta distribuendo le maglie telerompiate a chi l’aveva prenotate. Disquisisco con una signora facente parte dell’atletica porcari che io preferisco andare in giro con la mitica maglia del nostro gruppo, specialmente ora, che tutto tace, se una voce deve squillare deve essere di appartenenza. Mi dice che sono un ingenuo. A lei piace cambiare, ora rossa, domani quella nera del telerompo, ma ha già un desiderio: indossare una maglia di quel fluo giallino…
Claudio mi chiama, e ce ne andiamo, non ci sono frecce rosse vicine, decidiamo un giro audace. Prendiamo verso sud, su Via della Repubblica che diventa via del Grugno. E ci vuole del grugno perché comincia a piovere. Prima gocce rade, poi, dopo aver preso confidenza, gocce più frequenti, pioggia. Sulla nostra testa, presa per una tettoia, la pioggia rimbalza e rumoreggia. Era tanto che non ci bagnavamo, la prendiamo come un dono e così divagando e zigzagando saliamo alle Pianore, Villa Meyer, chiesetta di Santa Cristina, rettilineo sterrato,
fra i campi che si dimenano per l’acqua che li lava. Arriviamo sulla Valdinievole all’altezza del bivio per Cerretti, prendiamo a sinistra verso Staffoli.
La strada asfaltata, poche auto che ti schizzano, saliamo a Staffoli,
mi viene voglia di tornare a Orentano tagliando dai boschi. Claudio vorrebbe andare al Galleno. Lui è pragmatico, vuole la strada sicura, trovo un uomo, chiedo se c’è una via che va a Orentano, (ci vede, siamo podisti, abbiamo pantaloni corti, siamo bagnati), ride e dice che l’unica via è passare dal Galleno. È troppo giovane, mi dico, non sa cosa voglia dire camminare a piedi. Quasi fuori dal paese incontro un uomo “sarcigno” chiedo anche a lui. Mi dice “certo”. Ha capelli grigi e rughe provocate dal sole e dal sudore, dalle brinate, dai rami di acacia, dal muschio e dallo sgomento. Mi indica una strada a sinistra, mi dice di scendere, attraversare il ponte e poi salire al Castello. Lo facciamo, il cielo è curioso e si distrae, vuol vedere dove andiamo a finire, smette di piovere, quasi se lo dimentica. Vediamo oltre un campicello, in alto, un uomo seduto sotto una tettoia, urlo se vado bene per Orentano. Non risponde, sembra di pietra serena, forse per la camicia azzurra. Mi pare che non faccia una piega. Andiamo avanti, vediamo due figure sotto un’altra piccola tettoia, sembra di essere in qualche girone dell’Inferno, Ci rispondono, non sono italiani, uno si avvicina, ha il telefonino, mi fa vedere la pianta del posto e mi dice da dove passare. Resto stupito. Non è tunisino anche se un po’ scuro, ma gentile. Lo ringrazio, mi chiedo cosa ci facciano nel bosco in una mattinata come questa. Lui tornando dall’amico avrà risposto “bò” alla domanda “ma che ci fanno questi due (io e Claudio) nel bosco con una mattinata come questa.
Siamo vicinissimi alla Zizzi, alla Villa dell’associazione livornese, ormai siamo nel mondo a noi conosciuto. Torniamo a Orentano, ci permettiamo anche di sbagliare una stradetta, tanto è presto.
Dopo aver preso un buon caffè, rientriamo alla macchina in tempo per salutare Daniele che se ne va. Km.18 e qualche spicciolo, in totale. Meglio di così…c’è anche il sole.
Andrea Bartalesi