E' bene dire subito che questa frazione del Comune di Ponsacco non ha niente a che fare con le famose Secche della Meloria. Queste secche si trovano davanti al porto di Livorno e sono caratterizzate da rocce e massi quasi affioranti e pericolosissime, ma sono famose per la battaglia che segnò la fine della Repubblica Marinara di Pisa. Già alle Medie mi chiedevo come potesse Pisa ergersi a Repubblica Marinara con l'Arno che la solca quieto e i suoi bianchi palazzi che ne fanno un punto turistico. Per me i pisani, insomma, non hanno mai avuto una faccia da marinai. Crescendo seppi che allora, al tempo delle Repubbliche, Livorno era nella provincia ed era quel porto con il suo Arsenale a sfornare "galee" come bruscolini tanto da annoversarsi come Repubblica Marinara.
La Meloria fu testimone della sua disfatta. Una battaglia contro Genova, appunto alla Meloria, le 70 galee furono distrutte da quelle di Genova. Fu anche il debutto di una grossa barca della famiglia Andrea Doria, che speronava le navi pisane, dividendole in due. Il mare davanti Livorno si riempì di cadaveri e il sangue lo rese simile a quei tramonti infuocati che ancora si vedeno dalla Terrazza Mascagni. Ma la cosa che debilitò la nostra Repubblica furono le tasse che furono messe per dar da mangiare ai conterranei presi prigionieri da Genova. Se volevi che vivessero, dovevi mandare i soldi per dargli da mangiare, altrimenti li avrebbero lasciati morire.
Ma noi eravamo a Ponsacco. E sapevamo che saremmo andati ai Poggini, collinette vestite con colori autunnali, giallo-marroni sfumati e rossicci, boschetti dove il sole ti scaldava a scacchi, con un venticello che se non tenevi il colletto ben chiuso, ti entrava fino all'ombelico.
C'eravamo io, Claudio e Aurelio, ma ho visto che erano presenti anche Cristina e Armando. Ora non ci sono tavoli dove scambiarci sorrisi socializzanti e nemmeno ristori dove la famosa bruschetta con pane bruciacchiato con il sapore dell'aglio e dell'olio "novo" ti riempiva di "pizzicorino" e ti obbligava a leccarti le dita..
Ma ieri ho incontrato Moreno e Enzo, amici di Bientina veramente speciali e oltre ai saluti era doveroso un selfie di certificazione. Grazie ancora ragazzi, siete eccezionali.
Poi, ritirato il sacchetto con i famosi e ottimi biscotti Masoni prendiamo il reticolo di strade verso Pontedera, cemento e catrame sparso come letame nei campi agricoli che erano. Incontrando Enrico Enoch di Prato, prima, mi aveva detto che "tutte le strade portano a Roma" e lo diceva perchè ci si "ri.incontrava" ma quando passo da queste strade ho sempre l'idea di una inutilità diffusa, di non sapere bene perchè sono state fatte. Sembrano unire le rotonde, molte, fra di loro. E le rotonde sembrano costruite per far incrociare strade che portano...a Roma. E il bello è che siamo all'ombra di enormi mostruose pale eoliche che girano e girano. Un contrasto fra ecologia e cementificazione. Ma forse sono io che invecchiando sono diventato bisbetico.
Emercoledi o Viareggio o San Miniato.
Andrea Bartalesi