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IL DOMANI NELLE MANI DI DIO

01/04/2011

a cura di Andrea Bartalesi

 

 

 

 

IL DOMANI E' NELLE MANI DI DIO


Ieri sera leggevo su PODISMO una lettera del nostro Paolo Cheli .
Amico, compagno da una vita, socio dell'Atletica, persona squisita, onesto e grande competitivo.
E' una lettera, quella, quasi di addio, di saluti, di bilanci, dove lui conta, nel senso di mettere i risultati uno dietro l'altro, e li guarda come cose passate, come traguardi raggiunti. E' una lettera molto triste, piena di rammarico per quello che non sarà più.
Per chi non conosce "il Cheli" da vicino posso dire che ha un ginocchio che lo tormenta da una vita (ricordo una competitiva sulle mura di Lucca quando ancora avevamo i calzoni corti e mi parlava di questo suo acciacco). E' passato tanto tempo da allora e Paolo è sempre stato là davanti, si è sempre più allontanato, sia perchè lui andava sempre più veloce e tu sempre più piano. Ora è arrivato a un punto che non permette di andare avanti senza prendere delle decisioni, è andato da uno specialista, questi gli ha detto che deve operarsi e che può dare addio al podismo, che in seguito potrà andare in giro in brevi passeggiate o in bici sempre in modo soft.
Se chi legge ha nel sangue la corsa, capisce senza dubbi, come gli sia cascato il mondo addosso. Chi ha passato momenti così, ed io ne ho passati, subito pensa a modificare il suo status, ad adattare le proprie abitudini ad un nuovo modo di vita. Si cerca dentro di noi la riscoperta di passioni sopite, soprattutto. Ma il cielo è nero, nero e ancora nero.
Paolo è sempre stato un competitivo, un competitivo sul breve, tuttora, al massimo, la mezza. Ha nella velocità il suo punto migliore. Da sempre. Non si è mai allenato, una volta ogni tanto 40 minuti, poi continuamente gare. La sua corsa, anche se dice che gli ha permesso di vedere luoghi che altrimenti non avrebbe visto, è sempre finalizzata al raggiungimento del traguardo prima possibile. E' tutto un mondo quello dei competitivi.
In molti hanno scoperto che il loro fisico non resisteva all'usura ed allo stres, si sono lasciati trasportare nel mondo del non competitivo, senza gare ma almeno di corsa, non più veloce, ma almeno ci sono. Tantissimi si sono inciucchiti, li vedi arrancare lungo i sentieri con passi che non sono più parenti di quelli di allora, legnosi, a volte con i piedi deformati. Ma presenti a tutte le manifestazioni dove c'è da sudare, da mettere fuori tutto l'impegno per arrivare in fondo, anche ultimi, ma arrivare. In molti hanno smesso, li trovi ingrassati, che quasi non riconosci, ma pieni di rimpianti e di ricordi dei bei tempi.
Forse, la fortuna di Paolo è questa sua adattabilità all'impegno agonistico senza allenamento, perchè, per gli altri, solitamente la gara è solo la parte più piccola dell'iceberg. La parte enorme è negli allenamenti solitari, nelle ripetute notturne, nei giorni di pioggia, nei mille dolori "che fai finta di non sentire". Lui ha avuto la fortuna di saltare tutto questo, il suo allenamento senza tabelle, senza ripetute, comprendeva, se si guarda bene, i 20 minuti canonici di riscaldamento e i 20 finali di defaticamento, niente altro. Verrebbe da dire che ha vissuto finora come in un miracolo continuo. C'è da dire che le nostre sensazioni vengono confrontate a quelle di una media, fatta dalla somma di tutto quello che sappiamo. Anche il medico parla e da' dei giudizi facendo virtualmente un paragone.
Capisco che quando uno sta vivendo momenti come quelli di Paolo è refrattario ad ogni
consiglio, ha solo il turbine dei pensieri dentro, ma vorrei dirgli qualcosa:
Senti Paolo, vai ad operarti, abbi fiducia, non ti angosciare oltre il dovuto. Vai accompagnato da tutti i nostri auguri più sinceri, più partecipi. Poi torna e soprattutto torna con noi, dopo il tempo necessario, con la tua determinazione. Cerca nel nostro mondo la tua diversità. E guarda il tuo passato come un bicchiere mezzo pieno, anzi proprio pieno, hai raggiunto già numeri che altri si sognano, hai vissuto, podisticamente, intensamente. Chissà quanti, leggendo il tuo scritto, ti avranno invidiato. Il dottore dice che poi dovrai fare cose che la media dei cittadini nelle tue condizioni potrebbero fare, ma il dottore, il preparatore, potrebbero anche dirti che non si può correre a 4 al km alla tua età senza allenamenti molto intensi. E allora? Pensi che veramente il miracolo per te non possa continuare?
Ricorda comunque, il domani è nelle mani di Dio.
Andrea Bartalesi

 

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Ricevo da Fausto Martinelli e aggiungo perchè è bella la testimonianza:

 

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Ho letto l'articolo e le conclusioni. Nel mio piccolo sto provando le stesse sensazioni del Cheli. Per me

 

 

fare le maratone in 6 ore o poco più, è stato un successone e ne vado orgoglioso. Anche io non potrò

più correre e dovrò limitarmi a brevi camminate fatte la domenica mattina insieme al popolo dei marciatori. E questo, per me, è come fare

la maratona di N.Y. Auguri Paolo, ti aspettiamo, a piedi o in bicicletta, quando sarai ristabilito, perché l'importante

è che tu rimanga sempre uno di noi.

Fausto Martinelli