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IN VISITA AGLI AMICI DI MONTEMARCELLO

10/05/2011

a cura di Andrea Bartalesi

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IN VISITA AGLI AMICI DI MONTEMARCELLO

Un signore che passeggiava con la moglie, scendendo lungo i sentieri della marcia, appena lasciato Montemarcello, diceva, quando siamo passati, "Questi signori sono di Porcari, di Porcari di Lucca, sai dove già da qualche anno diciamo di andare per la loro corsa...", e lo ha detto con quell' intercalare da ligure, con la gentilezza che vi traspare.
Questa era la conferma per noi dello stupore e allo stesso tempo della contentezza che avevamo portato venendo in questo spettacolare paese sul Promontorio del Caprione che divide il Magra da La Spezia. E', del resto, anche la gioia di tutti quelli del nostro gruppo che vanno "fuori" a correre e si sentono riconoscere per la Porcari Corre, per questa manifestazione che è nel cuore di tutti i podisti. Quindi credo che tutti noi porcaresi dobbiamo impegnarci sempre più in questa nostra iniziativa.

 

(i preparativi)

 (la piazzetta del ritrovo)

 

 (si parte. Laggiù Portovenere, Palmaria e Tino)


Ma siamo qui oltre che per ricambiare la visita di questi amici (sul loro sito hanno la foto di gruppo scattata a Montecarlo con il Gruppo Storico durante la nostra corsa) anche per vederci e goderci questo Paradiso Terrestre. Certo i sentieri, stretti e infidi, richiedono la nostra attenzione, ma appena possiamo alziamo i nostri sguardi e ci appaiono, oltre il verde della macchia mediterranea, il blu del mare, Portovenere, la Palmaria e, come un' ultimo strascico, l'Isola del Tino. I profumi ci accompagnano e aumentano con il sole che, alzandosi, scalda la vegetazione, ma noi sempre protetti ci meravigliamo di come l'aria sia fine, il contatto con la pelle frizzante. Il paese ci dicono che prenda il nome da un Console Romano che venne a sconfiggere gli Apuani Liguri che abitavano quassù, ma, invasori e prepotenti com' erano, non si facevano mancare gli agi ed allora ci troviamo a percorrere strade lastricate che hanno resistito al tempo e alle sue inclemenze. Veri tratti di strada romana e gli organizzatori ci fanno fare dei giri, scendere per poi risalire, per presentarcele.

 

 

 (strade romaniche)

 

 

 


Scendiamo nel dolce profumo delle acacie, intramezzato da quelli più poveri delle erbe aromatiche, fino quasi al mare, fra pini e quercioli, lecci, fino a poter fare una foto cartolina di Tellaro, più che adagiato, aggrappato ad uno scoglio. E lo facciamo dai ruderi di Barrazzano, paese di pietra, dai portali neri come occhi bui, pieno di fichi che invadono, sfacciati, le sue mura.

 (ecco Tellaro sotto di noi)

 

 

 (le mute case di Barrazzano)

 (il fico caduto, ma non vinto)

 


I fichi sono di casa qui e, anche se cascano, divelti dalle intemperie, trovano modo di continuare a vivere, cocciuti. Risaliamo verso l'alto, verso i 365 metri del monte e riscendendo sfioriamo Ameglia per andarci a vedere altri luoghi del Parco. Ma torniamo dopo poco a Ameglia dove, al ristoro, una signora ci dice di essersi alzata presto per farci una crostata di marmellata che da squisita diventa così unica. Ci infiliamo nei carrugi di questo bel borgo marinaro, dove i listelli di cotto messi a spiga sembrano un rosso tappeto per noi preziosi ospiti. Gli scalini servono per salire e discendere questi spazi così stretti, notare l'indifferenza del gatto, i fiori in ogni dove, le vecchie mura di un maniero che fa da fulcro all'abitato, borgo marinaro a controllare l'entrata del Fiume Magra in mare.

(Ameglia e la crostatina)

 

 (i carrugi)

 

 (quando il Magra si butta definitivamente in mare)

 

Si potrebbe scrivere un romanzo, ma già siamo al lungofiume, verso Bocca di Magra, e ci lasciamo attrarre in questo sole che ci abbaglia dai piccoli motoscafi che vanno, gondolando, verso il mare. Canne da pesca tese verso la voracità dei muggini, ci fanno da cornice, mentre sacchi di sabbia, ricordo di piene recenti, proteggono oltre di noi il viale. Giunti sulla punta del promontorio non ci resta che girare a destra e risalire verso Montemarcello e non lo facciamo lungo la strada panoramica ma attraverso vecchi sentieri che si inerpicano fra un tornante e l'altro della carrozzabile. Così arriviamo in paese all'improvviso, quasi da saraceni e le piccole gialle frecce ci portano a vedere il paese, fra gente che staziona felice, con i bambini, nelle ombre e nel sole di una splendida giornata di maggio. All'arrivo, dopo quasi tre ore per i 20 km del percorso, la piccola festa degli organizzatori, un piatto di trofie (trenette) al pesto, appena pronte, in un padellone dove sono state saltate, una torta salata, il presidente del gruppo che ci fa sentire bene per l'accoglienza che ci riserva, una pianta di fiori intonata con la festa della mamma, ricordo di quell'Orto Botanico che conservano in questo Parco come cosa unica.

 

(all'arrivo trionfanti)

 

 

 (trenette al pesto)


Una corsa tosta, per gente curiosa, senza fretta. Non molti i nostri compagni di viaggio, parecchi con lo zainetto. Ma tutti ci rammentano Porcari, che ci sono stati, che ritorneranno. A loro, al loro presidente, al loro personale lungo il percorso vogliamo dire che per fare una grande corsa non occorrono migliaia di iscritti, ma fare le cose con amore, con generosità, sfruttando al massimo le risorse disponibili e questo loro lo stanno facendo.
Grazie, romani di Montemarcello, che portate nella vostra essenza quelle tracce di Liguri Apuani, semplici come le erbe aromatiche e tenaci come le piante di fico del vostro promontorio.
Andrea Bartalesi