Fra le tante conseguenze dell’alluvione in Romagna, il rinvio de LA CENTO KM DEL PASSATORE, che parte da Piazza Signoria a Firenze per arrivare a FAENZA. Tantissimi gli appassionati, gli immancabili in questa avventura.
Uno di questi era il MASSONI ALESSANDRO. Morto già da troppi anni, ne corse consecutivamente 25, poi fece una pausa di un anno e, non potendo resistere, altre due.
Allora per ricordare tutto questo, vi pubblico quanto scrissi per il suo venticinquesimo annoconsecutivo. Con un saluto e, potessi, un abbraccio, a questo amico che se era davanti a te, correndo, ne potevi seguire le tracce dalle cartine delle caramelle al miele Ambrosoli.
MASSONI ALESSANDRO E IL VENTICINQUESIMO
L’ultimo fine settimana di maggio è per noi podisti una data famosa. Si corre la mitica Centochilometri del Passatore. Famosa sia per quelli “che almeno una volta” come per i “non ci andrò mai”. Per Massoni Alessandro quello del 2002 è stato un appuntamento irrinunciabile. Ha festeggiato infatti il Venticinquesimo appuntamento con questa gara massacrante e quanto mai affascinante. Senza entrare nel merito della gara o del percorso che tutti i lettori di Podismo conoscono ormai a menadito o cercare di fare un commento tecnico vorrei fermarmi un attimo sul personaggio: festeggiarlo, cioè, parlando di lui. Lui che per qualche verso e mille motivi non ha potuto festeggiare le nozze d’argento nella consuetudine dei comuni mortali, lo ha fatto con il Passatore. Venticinque anni consecutivi! Sicuramente sarà entrata in ballo anche la legge dei numeri fatidici: “hai fatto 99 puoi fare cento” o degli appuntamenti immancabili “vai a Roma e non vai a vedere il Papa?”. Certo. In questi anni immaginiamo quante volte il nostro Massoni si sarà trovato un po’ stanco o con il raffreddore, con un dolore qui, una caviglia operata, un tendine che “la mattina mi fa un male che non riesco a mettere il piede a terra” o problemi in famiglia, gli amici che gli dicono “ma smettila!”. E ricordiamo anche quando, ancora corridore “in protesto”, faceva nei mesi precedenti chilometri su chilometri, tutte le sere dopo il lavoro, per fare un buon tempo. Il nostro Massoni, unico nel suo genere, indeciso nella vita come determinato in gara, così “soft” nel suo modo di pensare e altamente reazionario nella fede politica, compagnone come pochi in mille maratone, vivandiere con formaggio parmigiano in borsa gialla in una indimenticabile Parigi dell’ottantacinque e scontroso fino a starsene a casa la sera invece di partecipare alle solite riunioni.
L’Atletica Porcari lo accolse negli anni ottanta, lui che per territorio veniva da Parezzana dove ancora vive. Lo ha “adottato” nel senso affettuoso della parola, e in seno al Gruppo ha maturato amicizie che restano inalterate negli anni. Per l’Atletica Porcari il seguirlo in questi numeri ascendenti ha fatto in modo di creare anche per gli accompagnatori il patos del raggiungere una meta, un traguardo. Non è raro sentire raccontare episodi, momenti di bisboccia, rifornimenti volanti per tutti i concorrenti con il famoso “Pulminoappoggio”, passaggi sulla Colla, accompagnamenti lungo la discesa per Marradi: ognuno, nel suo ruolo, ha fatto l’impresa! E queste cose difficilmente le potranno dimenticare. Come il Massoni quando a Brisighella, ormai alle porte di Faenza, interrompe la sua corsa per l’immancabile ponce nel bar del paese.
Mi immagino questo signore con il suo incedere caracollante, partito da Piazza Signoria, dopo il pomeriggio su per Fiesole e Borgo San Lorenzo, in serata sale la Colla e gli prende buio prima di arrivare in cima. Una magica luna a chiazze nell’ombra dei castagni nella discesa per Marradi; le prime luci dell’alba lo scovano in pianura nei dirizzoni finali. Contemporaneamente un barista (ma non può essere un barista, semmai un locandiere!) apre il suo spaccio e quando è lì che passa un po’ di segatura per terra, apre le finestre per togliere quell’odore di fumo, di carte bisunte, di tavoli in marmo, di grappa e di vino, ecco che passa la porta il nostro Massoni con la maglietta bianca dell’Atletica Porcari, con i suoi baffi da nostalgico romantico e chiede un ponce al rum!
E questo dal maggio del 1978, tutti gli anni, immancabilmente: probabilmente il primo locandiere sarà andato in pensione, ci sarà il figlio o forse il nipote, forse avranno cambiato i tavoli, il marmo si sarà spezzato magari con un pugno in una calda discussione di mezza estate: ma il Massoni, sempre lui, è lì sulla porta. Quasi un destino.
(Andrea Bartalesi)
La foto (di Lisa) oltre alla mascotte SUSY è un compendio di emozioni e di ricordi. Escludiamo il Pierotti alla destra, sorridente, vivo e vegeto, e partendo a ritroso da quello accanto a lui, troviamo il MASSONI, un pochino dietro GIUSEPPE GIOVANNINI detto TAVOLETTA perchè andava sempre a tutta, di Pescia, in primo piano ROBERTO MONTICELLI e ultimo a sinistra MAGLI ENZO di Pontasserchio. Di loro potremmo scrivere un lungo libro. Tutti correvano nell’Atletica Porcari, tutti legati da una forte amicizia con noi.