MASSONI ALESSANDRO E IL PASSATORE
L’ultimo fine settimana di maggio è per noi podisti una data famosa. Si corre la mitica Centochilometri del Passatore. Famosa sia per quelli “che almeno una volta” come per i “non ci andrò mai”.
Per il nostro amico Massoni Alessandro quello del 2002 fu un appuntamento irrinunciabile.
Festeggiò infatti il Venticinquesimo appuntamento con questa gara massacrante e quanto mai affascinante.
Senza entrare nel merito della gara o del percorso che tutti gli appassionati di Podismo conoscono ormai a menadito o cercare di fare un commento tecnico vorrei fermarmi un attimo sul personaggio: ricordarlo (ci ha lasciato a fine aprile di quest'anno) parlando di lui.
Lui che per qualche verso e mille motivi non potè festeggiare le nozze d’argento nella consuetudine dei comuni mortali,
Venticinque anni consecutivi! Sicuramente sarà entrata in ballo anche la legge dei numeri fatidici: “hai fatto 99 puoi fare cento” o degli appuntamenti immancabili “vai a Roma e non vai a vedere il Papa?”. Certo. In quegli anni immaginiamo quante volte il nostro Massoni si sarà trovato un po’ stanco o con il raffreddore, con un dolore qui, una caviglia operata, un tendine che “la mattina mi fa un male che non riesco a mettere il piede a terra” o problemi in famiglia, gli amici che gli dicono “ma smettila!”.
Il nostro Massoni, unico nel suo genere, indeciso nella vita come determinato in gara, così “soft” nel suo modo di pensare e altamente reazionario nella fede politica, compagnone come pochi in mille maratone, vivandiere con formaggio parmigiano in borsa gialla in una indimenticabile Parigi dell’ ottantacinque e scontroso fino a starsene a casa la sera invece di partecipare alle solite riunioni.
L’Atletica Porcari lo accolse negli anni ottanta, Lo ha “adottato” nel senso affettuoso della parola, e in seno al Gruppo ha maturato amicizie che sono rimaste inalterate negli anni.
Per l’Atletica Porcari il seguirlo in questi numeri ascendenti ha fatto in modo di creare anche per gli accompagnatori il patos del raggiungere una meta, un traguardo.
Voglio ricordare, rivedere il Massoni quando a Brisighella, ormai alle porte di Faenza, interrompe la sua corsa per l’immancabile ponce nel bar del paese.
Una magica luna a chiazze nell’ombra dei castagni nella discesa da Marradi; le prime luci dell’alba lo scovano in pianura nei dirizzoni finali. Contemporaneamente un barista (ma non può essere un barista, semmai un locandiere, un oste) apre il suo spaccio e quando è lì che passa un po’ di segatura per terra, apre le finestre per togliere quell’odore di fumo, di carte bisunte, di tavoli in marmo, di grappa e di vino, ecco che passa la porta il nostro Massoni con la maglietta bianca dell’Atletica Porcari, con i suoi baffi da nostalgico romantico, chiede un ponce al rum!
E questo dal maggio del 1978, tutti gli anni, immancabilmente: probabilmente il primo locandiere sarà andato in pensione, ci sarà il figlio o forse il nipote, forse avranno cambiato i tavoli, il marmo si sarà spezzato magari con un pugno in una calda discussione di mezza estate: ma il Massoni, sempre lui, è lì sulla porta. Quasi un destino.
Non ci resta altro, a noi poveri cristi, inchinarci e ricordarti, testardo e sussurrante, da doverci avvicinare per capire cosa dicevi, dimenticandoci volentieri i tuoi ultimi anni, in cui non parlavi ma sorridevi. E in quei sorrisi io rivedevo la tua rassegnazione.
La Centochilometri forse dovrebbe aggiungere la tua immagine a quella di Stefano Pelloni, il Passatore di Romagna.
Andrea Bartalesi
Foto a Toccalmatto, il Massoni è il primo a destra in basso.