Il clown (una volta si diceva pagliaccio, ma come molte parole nel tempo hanno preso significati traversi che non mi piacciono) (certo si può disquisire sul fatto di essere italiani (più o meno) ma si dà del pagliaccio a chi non mantiene la parola, a chi si comporta in un modo ridicolo). Il clown sembra essere ancora puro: l'uomo che si nasconde in una veste non sua per far ridere, lui con la sua umanità e la sua vita, piena di languori o di tristezza, comunque sempre "vita", si veste e si trasforma per far ridere gli altri e soprattutto i bambini. Questo come puoi chiamarlo pagliaccio?
Il clown che vediamo oggi non è un uomo ma una donna. Ha la delicatezza francese, il sorriso semplice e spontaneo, è una signora clown!!!
eccola con la valigia, pronta per partire in questo lungo viaggio verso la gioia degli altri
già comincia le smorfie
incontra l'amico Colarusso che le dice "E' troppo buona le!!"
scatta foto
incontra i viareggini e Boris il creatore di bolle
si appoggiano per un sorriso comunitario e poi...
in Torretta dove attenderanno tutti i bambini
quando ritorna il clown è stanco
torna alla sua umanità, alla sua stanchezza, alla sua vita di ogni giorno e tornerà a casa strascicando le sue lunghe scarpe da clown.
Andrea Bartalesi