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LA SALITA E L'IMPEGNO di Claudio Landucci

07/02/2011

a cura di Claudio Landucci

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Quelli che non vedranno mai l' arco all' arrivo.
Nottata di lavoro, e buona norma vorrebbe che restassi a farmi coccolare
da Morfeo, niente di così ovvio, per me che sono malato di questo nostro
sport non è concepibile perdersi una corsa come quella di Pappiana ed
allora una fugace apparizzione sul divano di casa per poco più di un
ora e l' orologio che mi dice sia ora di alzarsi.
L' appuntamento è per le sette in piazza del mercato ( di Marlia
ovviamente) per organizzare le presenze nelle autovetture che ci
recheranno in loco, meno auto meno smog, così daremo una mano anche
all' ambiente ed intasaremo meno i parcheggi che ci ospiteranno.
Ulteriormente cambiata la conposizione del nostro gruppo, ma la sostanza
non cambia, rimaniamo sempre un nucleo di amici che si ritrovano per
trascorrere insieme qualche ora in libertà.
Partenza in leggero ritardo, quanto basta per raggiungere Pappiana ben
oltre le sette e trenta che avevamo preventivato, giusto in tempo però
per ritrovarci in una vera bolgia umana intenta alle iscrizioni, dove
ogni pertugio è occupato e per poterci muovere bisogna spingere
spostandoci con difficolta.
In questa bolgia, cosa mai accaduta sino ad ora ci siamo letteralmente
persi di vista con la Caterina, ma anche con tutto il resto della
compagnia, passato qualche minuto di smarrimento e titubante sul da
farsi decido comunque di partire, non avevo messo in preventivo di
muovermi da solo, solo alle gare competitive vado per conto mio e poi
non sempre.
Parto in sordina pensando se vado forte (?) e non sono partiti non li
ritrovo, se parto piano c'è la possibilità che venga raggiunto.
Passano i Km ma niente si vede all' orizzonte, di quando in quando
qualcuno mi dice che la signora è più avanti disperata (?) perchè non
sono con lei, solo dopo parecchi Km mi viene incontro il Dalli che non
se la sente di proseguire nell' ascesa versi il muraglion del Penna, lo
saluto e proseguo, di lì a poco incontro anche il Contino anche sol
soletto ed allora decidiamo di continuare insieme fino alla fine della
corsa.
Ancora Km di salita e poi finalmente in un orizzonte cupo si vedono due
bandiere tricolori che garriscono al vento ed una croce posta a
dominare le vallate sottostanti, qui come oramai consuetudine gli
organizzatori hanno posto un quaderno dove chi è giunto fino qua potrà
se vuole apporre la propria firma. Questa per me non è una formalità ma
è una testimonianza di fede e riconoscenza per ci ha creato.
Missione compiuta anche per quest' anno, ora possiamo riprender il
cammino per tornare alla partenza. La discesa è alquanto insidiosa e non
permette un andatura veloce, oltre tutto la stanchezza comincia a farsi
sentire ed i riflessi sono alquanto appannati, questo induce ad un
rallentamento ulteriore dell' andatura.
Concluso il tratto insidioso si può allungare il passo anche se i
continui strappetti che incontriamo ci sfiancano ulteriormente, passato
il tratto boschivo si ritorna sull' asfalto e qui possiamo decisamente
accrescere la cadenza, un ultimo ristoro e via verso gli ultimi
interminabili Km, meno 5,,4,,3,,2 ,,1 arrivo e come si evince dal titolo
niente arco sotto cui passare.
La corsa è stata veramente dura forse anche perchè ogni volta che qui
ritorniamo abbiamo un anno di più e qualche energia di meno, ma come
sempre ci si dice è stata una bella corsa.
Ma siamo proprio masochisti allora?
Impeccabile l' organizzazione sotto tutti punti di vista, unica pecca la
difficoltà di reperire i cartellini da parte dei gruppi sportivi, ah
dimenticavo la consorte la ho rivista solo all' arrivo.
Torniamo alla magione che sono quasi le tredici, doccia letto e stasera
si replica al lavoro.
Claudio Landucci

 

 

la chiesa di Pappiana

 una torre "pisana" oltre il Serchio ci spia

 

 e il cielo è un'incognita mosso da un noioso vento freddo

 

 

e  prima della salita una torre nell'ombra ci attende

gia' la salita ci impegna e, sotto, la piana pisana si disegna geometricamente

 

 un gruppo dell'Atletica Porcari

 

 ed eccoci a Le Capanne, agriturismo già sul monte, con spettacolare veduta su Pisa e sul mare

 

 ma noi guardiamo in altro, i pinastri, le atmosfere

 

 

 e Toschi Gianfranco imperterrito avanza

 ed ecco la cima: il Muriglion de la Penna

 

 

 

 bandiere italiane sventolano nell'aria fredda

 dopo la discesa eccoci alla Madonnina che segna il diversi sentieri e fra questi quello che scende a Vicopelago, mentre breve è il tratto che porta sul prato dei "Quattro Venti" inteso come quelli che vengono da tutti i punti dai quali possono venire.

 

 

 un cippo indica qualcosa, peccato che non so cosa

 

 mentre dopo il ristoro del Magli una chiesetta occhieggia sopra strada

 volte basse, in un vorticare di viuzza ci fanno giungere a Molina di Quosa

 

 

ed ecco i dati finali: quello che non riporta l'orologio è il nostro sentimento.

E allora ci richiediamo: Ma siamo veramente masochisti?

 

Grazie Claudio per le domande che ci poni.

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