LE MARGINETTE DI LOREDANA A PESCIA
Prendo spunto da queste belle foto di Loredana Barsotti, queste marginette che ci accompagnano spesso nelle nostre passeggiate della domenica, per raccontare la corsa di 20 km a Pescia (in effetti 17) sostituendo il nostro inviato Fausto (che ci manca e al quale mandiamo caldi ed interessati auguri di pronto ritorno).
Sappiamo che le marginette, testimonianza in primis della fede cristiana lungo sentieri, sono servite molte volte per delimitare le proprietà, e a volte come punto di arrivo delle rogazioni (per i giovani: processioni che si svolgevano al mattino e il prete, bagnandosi le scarpe e i piedi con la guazza, andava per i campi a benedirli ed alimentare così la speranza di un raccolto che ripagasse le fatiche dei poveri contadini. Noi chierichetti portavamo la croce).
Sul colle che divide Pescia da Collodi Loredana ne ha scovate di particolari, da quella che è stata rimodernata, scialbata e lo scialbo se ne va, ritorna antica, ritorna alle origini, un insegnamento a noi tutti fedeli di comodo, di un ritornare alla vera essenza del Cristianesimo, della povertà materiale come contraltare alla ricchezza dell'anima.
Poi un'altra ci fa riflettere per la sua grata fitta, dove appena si può intravedere la statuetta o l'affresco. Dentro un vaso di fiori, che molto spesso secchi, vengono cambiati da generose mani femminili, dopo una breve preghiera e un segno della croce svelto. Cosa c'è da rubare in un tabernacolo così, tanto da pensare ad una fitta grata? Forse una stautetta di una Madonna magari in gesso o uno scrostato dipinto sbiadito che svanirà con l'alternarsi delle stagioni?
Ed eccone una ricca, dove tutti si adoperano per farla bella ed impreziosirla. Il mondo è molto strano e solo il pensiero umano ha la possibilità di una diagnosi, di un superamento, di un ritornare sui suoi passi e noi podisti di passi ce ne intendiamo.
Come sulla salita che da Monte a Pescia ci ha portato in modo impegnativo sull'ulteriore Monte sopra il Monte, terra rossiccia, castagni, giravolte dove la corsa si trasformava in passo, dove il respiro disponibile non bastava e la forza nelle gambe ci dava miti consigli, dove potevi pensare, solo come ero, alle tue cose, alle cose di tutti che stanno diventano di pochi. Ma la discesa verso Collodi richiedeva l'attenzione massima, i sassi ci rotolavano avanti, un ristoro, e poi il corto campanile ci appariva sotto di noi e percorrevamo tutto il paese di Collodi, dall'alto fino in basso e vedevo come il campanile fosse corto in quanto iniziava giù all'altezza delle Chiesa, e il muro che impediva un rotolare nella valle piena di ulivi lucenti, e le case come terracotte attaccate ad una parete, pietre umide sulle quali stare attenti, il parco laggiù come fotografia di un romanzo fortunato. Un Pinocchio gigantesco, un faro di richiamo per le navi dei ragazzi in cerca di riscontri e di ricordi che si tramutano in qualcosa di materiale e quindi di vicino.
Insomma una bella marcia, quella dell'Avis Pescia, che ci riportava verso il luogo di arrivo attraverso una collinetta dalla quale si vedeva la casa di Giuseppe, nostro compagno di marce e di avventure, mentre sotto scorreva la Dilezza.
Andrea Bartalesi
Le belle foto di Loredana Barsotti