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LO ZAPPELLO E LOREDANA A GALLICANO

08/06/2010

a cura di Loredana Barsotti

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A questo mondo siamo sempre condizionati: da quello che si mangia, da quello che si legge, da quanto si dorme, dal nostro umore ecc. Sto leggendo un libro sulla corsa dal titolo affascinante "L'Arte della Corsa": pensate che lo ha scritto Murakami Hakiro, grande romanziere giapponese.
Scrive cose banali, conosciute specialmente da chi come me corre dal 1974. Ma dette in quel modo fanno effetto. Il nostro scrive che niente in realtà è migliore di quello che sognamo. Lui al 38 km di una maratona sognava un birra ghiacciata. All'arrivo ne bevve una, ma non era così meravigliosa come l'aveva sognata.
Io la corsa di Gallicano la conosco bene in parecchie delle sue versioni. Si, perchè ogni tanto agli organizzatori viene voglia di cambiare. Negli ultimi 3 anni il percorso è il solito, ma la "variante" aleggia su di noi come un mistero fino a che non siamo all'arrivo.
Dura, aiutatemi a dire dura, ma bella.

E ogni anno ci sembra più bella di quello che ricordiamo. Si potrebbe dire che la bellezza, in questo caso, supera il ricordo e la immaginazione.
Ma ora vediamo le foto che ci manda Loredana con il suo solito buon gusto e allegria.

 

 

Cominciamo con questa foto dove si vede bene Loredana, con al suo fianco Sara, un po' allungate dal sole mattutino. Dimenticavo di dire: sono le sue in basso.

 

ed ecco due bocche d'acqua fresca che viene dal monte di Calomini, all'Agriturismo che ogni anno ci ospita per il ristoro

 

e sotto di noi una ragnatela di strade, di tornanti, di vasche dove le trote sguazzano in attesa di arrivare a "misura". Anche gialle dal Sol Levante si intravedono nelle acque chiare e fresche. Ovviamente quando arriveremo a passarci vicino!

 

 

Questa foto, con gerani rossi, è impreziosita dal vaso, dal tronco di legnos cavato che sa tanto montagna alpina e il ricordo va a Folgaria, ai suoi prati, alle sue vacche Milka, alle acque che ghiacciano i denti.

 

Ma guardate il giardino di muschio che l'andare delle stagioni, l'alternarsi del sole e delle acque ha formato nella parete sotto il Rifugio di Calomini

 

 

ed ecco la Pania Secca, con una cornice di verdi foglie, di alberi impreziositi da presenze di fiori di acacia che spargono il loro dolce profumo, con parsimonia, senza sdolcinature inutili.

 

Ed allora la strada asfaltata, in pieno sole, fa vedere un'aria trasparente che fa un enorme piacere respirare

 

Il ponte antico, stuccato, con la malta bianca, per impedire, anche, che qualcuno con quelle belle pietre rotonde, levigate dal tempo e dalle pioggie ci farebbe dei muretti di cinta alla sua villetta.

 

 

L'Eremo, incastonato nella roccia, dove dormire è sempre un rischio e un modo per potersi sentire più vicini a Dio

Climene, come un raggio di sole, dal buio della forra: da quando so che è interista mi sembra anche più dolce e intelligente

ed eccoci alla bella foto con la Pania Secca, mezza nascosta dal contrafforte verde, e la puntina a sinistra, quella accarezzata dalla nuvola, dovrebbe essere la punta della Pania della Croce

 

Curiosa questa foto: Sara rincorre la Chiappa, anzi IL CHIAPPA

guardate la bellezza della luce del sole che scinde i petali di povere rose

 

Ed eccoci all'arrivo: la signora seduta a sinistra, con la maglia gialla del Gruppo dell'Antraccoli è LA MAMMA DI SARA E...CONFERMO!

Franco se ne viene bel bello da ritirare il premio del San Cassiano

e questa è la dimostrazione che avevo ragione: dal quadretto familiare manca il padre, assente perchè indaffaato a trovare chi lo ha punto sullo stinco. E se fosse stata un'ape, lui che fa l'apicoltore?

 

Grazie Loredana

Un bel ricordo di una bella manifestazione.