GUZZANELLO
Ieri, con Sergio e Claudio, ci siamo concessi una bella camminata per rivedere i posti della Marcia di Guzzanello. Per i non informati Guzzanello è una bella località sopra Partigliano. C’è un ristorante, un prato che chiamano campo sportivo, un Romitorio antico. Da lì partiva una marcia che ci portava al Castello, a Valdottavo, Tempagnano Fondagno con risalita “pesante” a Guzzanello.
Lasciamo la macchina al Ristorante La Terrazza sulla Lodovica, cerchiamo una via segnalata sulle carte come comunale. Grazie a indicazioni locali troviamo un sentiero con tralci di pruni che invadono, foglie gialle e alberi caduti. Ma a noi tutto questo “piace”. Il male è che troviamo dei bivi e ogni volta sono esistenziali. Andiamo in alto o in basso? Torniamo indietro e per la strada normale raggiungiamo Valdottavo. Sulla destra un cartello ci mostra tanti nomi di località che ci meravigliamo non ci sia anche Malga Ciapela. Decidiamo di andare e salire.
A Colle continuiamo per la strada (asfaltata) più grande. Saliamo e abbandoniamo la brina e il freddo, le ombre nei solchi dei ruscelletti che cantano, beati loro. Il sole è un energetico e un corroborante psichico, ti dà ottimismo e serenità. Vediamo gruppi minuscoli, con case nere e vuoti delle finestre come occhi mancanti, guardiamo i camini se fumano. Ancora per la strada più grande. Nessun cartello, nessuna indicazione. Quelle, le indicazioni, sono tutte nel grande cartello iniziale. Ma a Casori, quattro case, un cartellino, particolare, per la posta, chiaro, tedesco, come tedeschi devono essere gli abitanti. Spazi sfruttati, le pietre come sostegni degli ulivi. Guardiamo ma tutto tace, nemmeno un vecchio cane che faccia bau.
Arriviamo a un gruppo di case, come le altre, ma con “i camin che fumano”. Mi inoltro fra le case, scopro che il paese è sotto di me. Ecco un cane che abbaia, stanco, quasi per obbligo (anche lui deve guadagnarsi il pane) chiedo come un magnano “C’ è nessuno?”. Il cane si avvicina ma continua ad abbaiare. Ce ne andiamo per la strada più grande. Sopra di noi vediamo una Panda, ha il portellone posteriore rialzato. C’è nessuno? Nessuno. Saliamo ancora. Altro gruppetto di vecchie case. C’è bisogno di certezze, vorremmo salire a Guzzanello o scendere a Partigliano ma dobbiamo parlare con qualcuno. Sergio dice che i camini anche qui non fumano, ma ragioniamo e ci diciamo che se sono a letto non hanno ancora acceso il fuoco. Deduzione degna di Mike Spillane, detective dei nostri anni giovanili. Sergio urla più forte se qualcuno abita qui, c’è una macchina. Fa un fracasso infernale, un cane abbaia dentro una casa e dalla stessa casa con le tapparelle arancioni, un arrotolare e una voce “Ma chi è che rompe i coglioni a quest’ora!!?”. Il cane abbaia più forte. Sono le 9.23 di una domenica mattina, in mezzo a ulivi e con un sole che ti accarezza come un’amante vogliosa. Ci scusiamo, parliamo, ci dice che la cosa più facile è andare a Guzzanello. “Andate avanti per la strada su cui siete, troverete un bivio, una strada va a dritto, una a destra, una a sinistra. Prendete quella a sinistra…” Ma quanto c’è? “E’ vicino”. Prima di chiudere dice che si è alzato solo perché pensava fossero i suoi amici che ogni tanto passano di lì. Ringraziamo lui e i suoi amici.
Saliamo su fino al bivio indicato, prendiamo a sinistra, c’è da salire, bosco, sentiero in penombra, nessun cinghiale, solo ombre umide che tardano a farsi sollevare dal tiepido sole. Non è semplice, nessun cartello, sai quei bei cartelli di legno mezzo marcio con inciso il nome di un luogo? Niente. Avanti Savoia!! E d’improvviso il sentiero si quieta, la luce si allarga sopra di noi, una casa, due case, un prato, che dico, un campo sportivo, un ristorante chiuso. Qui abbiamo passato diversi anni fa, delle feste per l’ultima notte dell’anno, con un caminetto monumentale, all’insegna “più siamo e più caldi stiamo”, tortelli e ragù, musica, stretti come formiche in un formicaio. Ora è chiuso, ancora senza pruni. Non abbiamo visto il Romitorio, c’era da passare da un’altra parte. Ricordo che sul campo sportivo Tavoletta fece una croce per la fatica durata, ma era tutta scena per farci ridere.
Scendiamo subito verso Partigliano e prima di entrare in paese, sentiamo il fumo che si alzava dai comignoli, un fumo bianco che sapeva di buona legna bruciata, di caminetti dove fra poco le calze penderanno e dentro invece dei “befanotti” e due aranci, i ragazzi troveranno uno smartphone o un Fornite. I tempi cambiano.
Scendiamo verso Valdottavo percorrendo, in discesa. la vecchia mulattiera piena di sassi e foglie, ripulita, ricordi di sudate e panieri al gomito tornando dalla “cittadina” che era Valdottavo. Ancora vecchie case liberty, il teatro, denotano uno status superiore.
La macchina ci accoglie felici, Tre ore e 14 km dopo. Ora potremo andare a mangiare un piatto di maccheroni senza sentirci in colpa.
Andrea