Ricevo da Loredana una bella serie di foto: segno che la marcia le è piaciuta e che erano molti i punti interessanti visto che le immagini sono tutte interessanti.
Quindi mi si pone il compito arduo di sceglierne qualcuna e di dirottare le altre sulla gallery dove, del resto, l'atmosfera delle immagini non viene interrotta, a volte a spoposito dai miei commenti.
La marcia del Galleno, con i suoi percorsi nelle Cerbaie, in questo territorio che si slarga fra i paesi del Galleno, Staffoli, Castelfranco, fra altipiani sabbiosi, discese ripide argillose, cespugli che sembrano sopravvivere in qualche caso attaccandosi con i denti alla vita. Animali che raminghi non si fanno vedere, profumi di erbette che vengono sopraffatti da odori acri di cavalli, visita al Parco dove si conservano vecchi macchinari agricoli, come la trebbia che in luglio e agosto girava di corte in corte, stendeva la lunga cinghia fra il trattore e la grande puleggia della macchina e a ogni fascina che veniva dalla bica per finire nell'imboccatoio, si sentiva cambiare rumore, una digestione quasi, fra i denti degli ingranaggi. La pula che si alzava nel buio o nel sole e il prurito che ti rodeva le membra. Ma chi non ricorda il pranzo seduti sulle balle di grano, fra un contadino e l'altro, mentre gli addetti spostavano la trebbia e il trattore?
Tampi andati, che si affacciano alla nostra memoria e ci riempono di emozioni mai dimenticate, solo sopite. Ma veniamo al Galleno, ai suoi partecipanti, ai suoi dolci, al suo farro, al suo campanile aguzzo in cima alla collinetta, come certi paesetti dell'Aude francese.
ecco subito la partenza, un sentiero fra gli arbusti
Cinzia fa compagnia a Loredana ed ai suoi amici
ma questa poi non la capisco: un pozzo riempito, va bene, si annullano i pericoli, ma la coppa?
il cavallo inquieto alza la testa e sente nell'aria odori strani, deodoranti, profumi di donne, di uomini sudati, lui, abituano all'odore del cuoio, della brezza che porta la ragia dei pini,
ecco un vecchio trattore, di quelli che li accendevi a giugno e li spengevi a settembre e nel mezzo tutti i poderi da Fabrica di Peccioli a Saline di Volterra
e la mietitrebbia rossa come rossi erano i barrocci ed i carri traianati dai buoi, bianchi
e come rossi sono i lammaresi, quel rosso carminio delle cose che devono durare nel tempo, come il Castiglioni
e le bacche, rosse, occhieggiano fra il verde
mentre Gabriella è stanca, quasi si butterebbe via. Ma Piero? Che ne pensa Piero, suo marito?
ecco il nostro pasticcere con il berretto con il frate al merito
va bene che c'è il mal di rame, ma questi non si sono fatti mancare niente
come al ristoro medievale il farro va a ruba, scivola delizioso giù per le gole polverose e assatanate
Forza Sara, ci siamo! E poi, perbacco sei sulla Francigena, pensa a quanti pellegrini ci sono passati, con i loro calcagni duri e setolosi, stinchi magri come ossi di seppia, la zucca ormai vuota attaccata all'alto bastone
e l'arco pisano diventa un cinto di alloro per le nostre teste
e Loredana si sofferma ancora, contenta, per gli ultimi saluti, prima del ritorno alla sua casa, alle sue abitudini.
Per una settimana avrà cose da raccontare, cose da rivivere.
E noi la ringraziamo per averci permesso di entrare nelle sue emozioni.