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PECCIOLI E LE SUE COLLINE di Andrea

14/11/2011

a cura di Andrea Bartalesi



Ieri a Peccioli abbiamo partecipato a una marcia dal sapore antico, fra colline e sole, vecchi paesi come castelli, piccole chiese appena restaurate. Le vigne che, come un operaio che ha finito il proprio turno, ingiallendo, si sentono paghe e stanche, ma mantengono l'altezzoso atteggiamento di chi sa di valere. Giovani pioppeti ci hanno accompagnato nel salire e scendere mentre nel fondovalle ci aspettavano ancora le ombre fredde del mattino per poi inebriarci di sole appena la strada, il sentiero, tornava a prender quota costeggiando casolari trasformati in piccoli mondi di bellezza rurale, impreziositi, a volte, da piscine che si sono assopite per risvegliarsi a primavera. Cantine chiuse ma odorose di vini, case padronali coscienti della loro posizione, si alternavano a boschi, dove calpestavamo le foglie che si stanno macerando. Le querce convivono con i cipressi, come le rotonde colline sembrano sempre il preludio di un falsopiano che non arriva.
Abbiamo attraversato il paese di Peccioli, la sua storia, le sue tracce, con gli addobbi natalizi già pronti, con i grandi pannelli pittorici, i campanili che indicano il cielo, i suoi portici che lo identificano. Prima portati da un lungo nastro che forma pista pedo-ciclabile, poi da una bianca strada ci siamo trovati fra i rossi mattoni e la prima sensazione, forse corroborata da tante cose che "si dicono" su questo borgo, ci sentiamo quasi nel mezzo a un benessere diffuso e ostentato. Certo la discarica che lo sostiene è lontana, quasi in un altro comune, non tocca la naturale bellezza dei colli e dei campi. Quasi, potremmo dire, il beneficio di uno zio d'America, ma non avuto per parentela, ma per quelle scelte che a volte da impopolari diventano preziose.
Dopo aver lasciato per strada gli amici della marcia media, siamo entrati a Montecchio quasi di nascosto e ce ne siamo venuti dopo un bel ristoro verso le valli attraversate dalla strada che porta a Fabbrica. Siamo scesi e a ogni passo ci chiedevamo quanto saremmo dovuti salire per ritornare nel paese di Montecchio dove avevamo lasciato le frecce significanti. Zona che avevamo attraversato al rovescio con la parte iniziale della bellissima marcia di Fabbrica, ma sempre nuova per come sia bella. L'erta fra gli ulivi, appena tracciata, per ritornare a Montecchio ci ha trovato stanchi e al passo, sbuffando, siamo tornati al ristoro quasi per risentire il tè o il dolcetto lasciato.
Ricordavo che da allora una lunga strada tendente al basso ci avrebbe accompagnato a Peccioli, ma non era vero. Ancora leggere salite ci hanno condotto, con una parte terminale bellissima (una dritta strada bianca scendeva per poi salire sopra una piccola rotondità, dividendo in due una vigna d'oro), fino ad una chiesetta dove veniva celebrata la Madonna della Serra. La porta spalancata ci mostrava il fresco restauro e i suoi colori. Ritornavamo verso Peccioli, impegnandoci, dopo una lunga discesa, a risalire il colle fra alcune case contadine. Prima di entrare in borgo, attraversato all'inizio, scendevamo verso i lussuosi impianti sportivi.
Il chilometraggio si rivelava, anche se di poco, oltre i 20 km promessi, come chi, generoso di nascita, abbonda nella misura, per paura di esser tacciato parsimonioso.



Il Bracciali impegnato in un lungo pre maratona di Firenze

addobbi natalizi pronti

la bellezza del campanile








Renzo e Daniele lungo lo spettacolare percorso

ed ancora
l'interno della Chiesetta di Santa Maria delle Serre, restaurato di recente
questo è l'esterno che si trova su un cucuzzolo con i viali concorrenti in forma geometrica, divisi da siepi
e dalla chiesetta guardiamo Peccioli sulla sky line
e questa l'ultima asperità: risalire il Colle di Peccioli per poi ridiscendere verso i Campi Sportivi