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PER SIMONA A SEGROMIGNO IN PIANO di Andrea

11/04/2022

a cura di Andrea Bartalesi

“Chi è Simona? Simona era. Era una giovane donna che ci ha lasciato per una malattia che è incurabile. Poteva essere Paola, Giovanna, Antonia, tanto per dire. In questi giorni in cui parliamo del "milite ignoto" la potremmo identificare per "malata ignota". Era una donna per chi la conosceva, aveva due occhi vispi e un sorriso affascinante, le fossette nelle guance e tanti sogni nella testa. Ne siamo sicuri.”

Ma noi di fronte a questi casi dobbiamo farci una ragione e credere nella ricerca, credere che il domani sarà meno scuro. E aiutare l’AIL che a sua volta aiuta chi è malato.

Questo era doveroso dirlo. E ripeterlo.

Poi parliamo di questa manifestazione che ci ha meravigliato.

Partenza dagli spazi adatti di Segromigno in Piano. Il percorso, ci tengo a dirlo, chi lo ha tracciato, lo aveva bene in testa, aveva dei punti importanti dai quali passare, luoghi meno conosciuti da rivelare, ma ti rendevi conto, sul percorso della lunga che dovevi guardarti intorno: ti ci avevano mandato apposta perché tu vedessi. Guardare è sinonimo di vedere, ma vedere è ricordare. Salivamo per poi discendere e ci sembrava di perdere quota, ma era solo perché a San Pietro a Marcigliano, a Valgiano, ci dovevi arrivare ma non dovevi perderti la Villa Brughier, dovevi vedere quanto è “lungo” il campanile di Segromigno in Monte e dura la salita che ti porta, senza  titubare, in alto, e quando respiravi al sole di questa meravigliosa giornata (quasi il Creatore avesse voluto indicarci con la Sua benevolenza, che la strada dello sport per sentirci più uniti e umani è quella giusta) ancora un piccolo sforzo, c’era da arrivare alla bellissima Tenuta di Valgiano, vedere la famosa vigna dei “Pali Storti” che produce un vino superiore e famoso.

Scendere voleva dire andare a vedere la Villa del Vescovo, ma contrariamente a come te le fanno visitare altri (in senso orario) entriamo da destra in senso contrario e la vista di tre quarti, con un prato di un verde vellutato e l’edificio nella sua luce migliore (quasi attore che si pone sempre cercando il profilo migliore del suo volto asimmetrico). Abbiamo giocato a rimpiattino con quelli della “dodici km” e andati verso Marlia per poi tornare su vecchi sentieri nei campi (le redole) fino all’arrivo. Saranno quasi venti km ma ci sono piaciuti: Il percorso nella testa di chi l’ha ideato era questo. Bravi agli organizzatori. Tutto semplice, rispettando le regole, ci hanno offerto una mattinata speciale.

Andrea Bartalesi

In molti si sono meravigliati della bellezza di questa Villa e soprattutto che fosse del Vescovo: un po’ di storia da Wikipedia:

“La villa del Vescovo, poi Villa Meschi, è stata una proprietà della famiglia degli Antelminelli.  Fu confiscata negli ultimi anni del XVI secolo a causa della condanna di Bernardino Antelminelli per cospirazione contro la Repubblica di Lucca. Appartenne poi a Bartolomeo Bottini i cui eredi la cedettero, nel 1670, a Curzio Franciotti. La moglie di Lelio Guinigi, Giulia Maria Franciotti ereditò la villa, alla morte del padre, che rimase di proprietà dei Guinigi fino al 1821. Nel 1822 vi si stabilì il vescovo Filippo Sardi e durante il XIX secolo furono eseguiti diversi interventi di manutenzione voluti dagli arcivescovi che vi abitavano. Nel 1974 il complesso fu acquistato da Antonio e Magda Meschi che la restaurarono. Il viale centrale è l'elemento che ordina la composizione architettonica. Esso continua anche oltre l'edificio e si conclude a monte, nel bosco dei lecci. L'apertura verso il bosco è caratterizzata da due quinte in muratura. Sono presenti anche due nicchie con conchiglie che contengono due figure femminili. Il giardino a est del palazzo oggi è arricchito da una vasca e dalla "Fontana della scimmia". L'edificio ha subito numerosi interventi che ne hanno modificato l'architettura originaria ma presenta ancora le caratteristiche fondamentali dell'architettura lucchese del '500: il portico a tre arcate con colonne tuscaniche.”

 Ora qualche foto, di cui due di Cristina Barsotti, diventata cronista innsostituibile di meraviglie del territorio.

 

Villa Brughier e una camelia bianca, un po' provata dal tempo, ma con quella bellezza eterna che si porta dietro

qui siamo dal Vescovo con la fontana della scimmia

il profilo buono della Villa del Vescovo

attentato al verde prato della Villa ma noi eravamo leggeri nel sole

 

 

Andrea