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PIEGAIO PASSO LUCESE FIBBIANO E RITORNO

10/08/2020

a cura di Andrea Bartalesi

20_08_9 – PIEGAIO PASSO LUCESE

Dal pratone sotto Convalle, con l’ombra invitante dei castagni seriosi, prendiamo la strada bassa, quella da dove si arrivata con la corsa di Piegaio.

Purtroppo questa manifestazione da qualche anno è stata annullata.

Io e Claudio, guardiamo in alto Convalle e ci incamminiamo di buona lena. Un fresco incredibile in questi giorni ci accompagna, e per un paio di chilometri la strada sale ma poco. Costeggiamo il torrente Pedogna che dà il nome alla valle, torrente nobile che nasce alle pendici del Prana. Troviamo il bivio per una Ferriera Galgani (chiusa una ventina di anni fa), a Piè Lucese, ma continuiamo.

Il nome è descrittivo, siamo ai piedi del Passo Lucese. Strada a tornanti verso i 500 metri e passa del valico, nessuno, solo un silenzio assonnato, quasi noioso, non un’auto, solo una bici in discesa. Claudio ha progetti ardimentosi, anche se non appoggiati da documenti certi. Infatti ferma un ciclista, appena passato il Lucese, sulla strada che ci porterebbe a Gombitelli e chiede se è a conoscenza di una strada che a sinistra ci possa portare a Fiano, senza scendere sulla Freddana, restando in quota. Sorpresa, si chiama Tredici, figlio di quello del vino, è di Montecarlo, ma, sposatosi, ora abita a Massarosa e tutte le mattine torna a Montecarlo.

Insomma arriviamo fino a Fibbiano, per toglierci lo sfizio di avere conferma (da nessuno, perché il paese è deserto, forse notte tempo sono passati i Lanzichenetti e li hanno fatti prigionieri e portati con sé) che non esiste strada, semmai sentieri ma chissà dove e come.

Torniamo indietro facendo due conti: arrivati qui 10 km e altri 10 fanno venti. Elementare Watson.

Ci fermiamo a cercare la chiesa costruita sui ruderi di un templio che aveva dato il nome al luogo di “Bosco sacro” (Lucese). E’ bella, molto spartana, i costruttori si sono presi solo il vizio di una apside rotonda, la facciata sembra disegnata da un bambino con le matite, intorno tenuto bene, fresco e frullino, alberi abeti, gente che si è presa i posti migliori, odore di un fritta invitante, con pastella, che sarà? Sarà la famosa ciabatta fritta?

Proviamo a salire sul sentiero che porterebbe a Campo all’Orzo, Ritrogoli, Matanna, Prana (chi più ne ha ne metta). Ha ragione chi ha scritto che è MOLTO impegnativo fino a che è asfaltato. Noi rinunciamo.

Ce ne veniamo trotterellando, come i trentini che entrarono a Trento, attenti ai gruppi ciclistici che ci passano con il rumore dei razzini alle ruote.

Poco più di 20 km (la matematica non è un’opinione) e manca solo pochi minuti a 4 ore.

Ci siamo divertiti, abbiamo consumato tanto che Claudio si sente autorizzato a mangiare alle dodici una bella amatriciana.

Andrea Bartalesi

il Piglione ci controlla

Chiesa Passo Lucese, bellissima, seria, semplice, silenziosa