Loredana, sempre gentile, mi scrive:
""
Ciao Andrea,
Ti invio le foto di questa mattina a Calci. peccato per la pioggia altrimenti è in percorso interessante. Quanto ti sei bagnato da 1 a 10? Secondo me 11, tra quella scendeva in diretta e quella già trasformata in fango...Scusa se su alcune foto, soprattutto le ultime, ci sono diverse gocce d'acqua, consideriamole un effetto speciale...
Buona settimana ed a domenica prossima a cascine di Buti.""
Parto da queste cortesi considerazioni della nostra amica per fare un esame d coscenza, se questo è possibile, della corsa di ieri a Calci. Effettivamente lìacqua è sempre stata presente o almeno incombente, ma non più di altre volte, come il fango. Quello che ha reso impegnativo il percorso dei 18 km è stato il continuo cambiare della temeratura, dell'aria, del tempo. Scesi di macchina ci siamo trovati in un caldo impensato, partiti, scrosci d'acqua improvvisi, ma ben tollerati, cominciavano i sali scendi che i nostri amici ci avevano rpeparato, prima Montemagno per pi scendere alla maestosa Certosa, poi ancora in salita, per poi scendere e riprendere poi l'ascensione più impegnativa verso la strada in alto che porta da Calci a Buti. Discesi risalivamo a Tre Colli che già il ome ti faceva riflettere. Quando poi credevi di scendere verso Calci un'improvvisa e dura salita ti riportava in quota. Quando poi arrivavi alle case ed a un campanile di Calci, ecco ancora uno strappetto ti riportava in alto. Poi, ed eravamo alla frutta, finalmente la discesa finale che ti portava sotto l'arco Pisano. Ecco in tutto questo salire e scendere ci trovavamo a vivere a quote diverse anche se lievemente e ci trovavamo di fronte a temperature diverse. Quasi un tempo tipo zuppa inglese ci riservava raffiche di vento, freddo improvviso e poi calo umido. Poi le salite nelle ie gambe si fanno sentire e veder passare quelli che corrono con la prepotenza della gioventù suscitava in me una fsrta di meraviglia e invidia. Detto tutto questo voglio dire che il percors pur duro è molto bello e lo rifarò volentieri. Che la Certosa ci è stata offerta come visione da una grata e l'imponenza del fabbricato ci mette voglia di tornare un sabato con calma. Il vederla, di fuori, ci dala sensazione di una pace, di una tranquillità che sicuramente aiutava coloro che ne erano ospiti i elevarsi verso il cielo staccandosi dalle misere cose terrene.
Ringrazio Loredana per la sua gentilezza e per avermi dato la possibilità di queste riflessioni ed ora vediamoci insieme le foto che ci manda.
eccoci nel centro di Buti sotto il bel campanile antico
il fosso pieno d'acqua canta sotto i ponti
e il fotografo scattando la foto richiama l'attenzione del passante che si volge...
l'acqua da noia a chi cammina e gli ombrelli a chi corre
quando il genere umano sembra essere un termine sul quale fissare le nostre convinzioni
e questi pini, storti per costituzione, sembrano piegarsi alle raffiche di vento
mentre dietro i cancelli ville patrizie dormono
tracce di un passato remoto importante
stupende edicole nel paese famoso per la sua Certosa e una coppia di innamorati come pellegrini
oltre le nude viti il muro e oltre il muro la Certosa
nel suo splendore
e il podista dopo una breve sosta riprende la sua corsa
palme ornano case recenti
e le gocce d'acqua danno quella patina di antico che maschera un vecchio edificio
mentre Ivano, uomo per tutte le stagioni, con i suoi chantilly
.
si avvia all'Arco Pisano per completare una mattinata podistica
ancora immagini del luogo d ritrovo, quasi un ultimo sguardo prima di riprendere la via di casa
e così facendo Loredana si incontra con un cane, naso all'aria, un po' tenero e un po' guardiano.
Grazie Loredana.