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QUANDO MUORE UNA PODISTA ALL'ALBA...

13/09/2018

a cura di Andrea Bartalesi

 Ricevo da Lisa, Gabriella e Cinzia, notizia del tragico evento.

 

 

Da Il Tirreno edizione Montecatini

  UZZANO. Silvia Tamarri non ce l’ha fatta. I medici del Trauma Center dell’ospedale fiorentino di Careggi mercoledi 12 settembre hanno perso ogni speranza di poterla riportare in vita ed hanno chiesto ai famigliari un gesto d’amore: la donazione di alcuni organi.

E così la cinquantenne abituata a lottare con grinta e determinazione lungo le strade della Toscana, prendendo parte a decine e decine di corse podistiche, ha mollato nella corsa più importante, quella per la sua vita. Ma, ha dato ad altri l’opportunità di farlo.

L'INCIDENTE

Silvia Tamarri, di Uzzano, sposata e madre di due figli, si stava allenando martedì mattina lungo via di Castellare, a poche centinaia di metri dallo stadio comunale dei Fiori di Pescia, quando è stata investita da una Panda condotta da un floricoltore sessantenne. Un impatto violento che ha lasciato a terra, piena di traumi e priva di sensi la donna. Il soccorso immediato ed il trasporto in elisoccorso al l’ospedale fiorentino che è meglio attrezzato per le situazioni più drammatiche provocate da traumi multipli. I medici l’hanno sottoposta ad un lungo intervento chirurgico per cercare di tamponare le emorragie interne e ridurre le fratture. Una lotta contro il tempo confidando nella fibra robusta della podista che solo nello scorso weekend con la maglietta della sua società di appartenenza il Gs dilettantistico «Run...Dagi» aveva preso parte alla corsa Casacolor di Montecatini e col pettorale 171 aveva tagliato il traguardo al quinto posto assoluto della sua categoria (veterani femminile).

CHI ERA

Una donna forte ed allenata abituata a macinare chilometri e a correre contro il cronometro, quel cronometro che però, per lei, si è tragicamente fermato lasciando nella disperazione i suoi cari e quanti la conoscevano e apprezzavano per il suo impegno che non era solo nel podismo ma anche nel tatro amatoriale. Una donna a tutto tondo.

La triste notizia ha presto fatto il giro e sul suo profilo di Facebook sono arrivati i primi messaggi di costernazione e stupore per un addio troppo presto. «Angelo volato in cielo... Dolore immenso» scrive Luca Pellicci.

«La tua gioia, il tuo sorriso sull’ultimo podio resterà per sempre nei nostri cuori. Cara Silvia purtroppo il destino ti ha voluto rapire proprio durante la corsa che tanto amavi. Personalmente ed a nome della Onlus Regalami un sorriso porgo ad amici e parenti le più sentite condoglianze», scrive Piero Giacomelli.

« E successo tutto troppo in fretta... Nel nostro grande albero si è spezzato un ramo verde e rigoglioso, sincero, che dava linfa vitale a ogni altro ramo. Silvia è stata l’ espressione della

gioia di fare questo sport, ho davanti agli occhi il suo sorriso mentre corre, la sua corsa leggera e perfetta, il suo sentirsi parte integrante della squadra.Un abbraccio di forza infinita da parte di tutti noi.ciao Silvia», scrivono sulla pagina Facebook il Gs Run...Dagi.

 

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Cinzia Bertolli mi scrive:

CIAO quello che è successo colpisce in modo particolare tutti noi che mille volte siamo usciti in strada a correre per divertirci e passare un po’ di tempo facendo quello che ci piace. Pensare che una di noi non è più tornata da quella corsetta ci fa veramente male. Silvia era sicuramente abituata, come noi, a stringere i denti e farsi forza contro la fatica calpestando la strada. Possiamo solo sperare che questo l’abbia aiutata proprio quando ne ha avuto più bisogno. A chi rimane a piangerla possiamo solo augurare di avere la stessa forza nello stringere i denti così da avere un’arma in più contro il dolore. Silvia, continua a correre con un sorriso... ovunque tu sia
Cinzia Bertolli Atletica Porcari
 
 
Cosa possiamo aggiungere? Credo che la cosa migliore sia un silenzio compunto...
Ma permettetemi di aggiungere due riflessioni.
Silvia era una di noi, di quel mucchio di persone che pur non essendo inquiete trovano la pace nel correre. Silvia stava pensando all'ultima gara, ascoltava il suo cuore e i suoi muscoli per sapere come sarebbe stata la prossima. Noi, che vorremmo annullare la forza di gravità...
Penso a quante volte vendendo giungere molte forte una macchina io, facendo cenno con le mani di rallentare, mi sia preso il classico dito medio alzato verso il cielo.
E come mi sia chiesto se forse avessi invaso la libertà del conducente o se lui mi ritenesse un citrullo solo perchè la mattina, magari d'inverno, invece di stare a letto fino all'ultimo istante. come aveva fatto lui, mi ero alzato per allenarmi. O forse era invidia quel dito verso il cielo?
Penso a quel tizio sessantenne sulla Panda e lo faccio senza giustizialismo, a come soffrirà per tutta la vita l'evento tragico.
Penso alla famiglia di Silvia, al marito e ai figli...a quanto gli mancherà la mamma finchè vivranno. E a tutti i progetti di Silvia che rimarranno sospesi nel cielo...
 
Andrea Bartalesi