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QUANDO UNA MARCIA E' CURATA...STIAVA foto di Mario

24/02/2020

a cura di Andrea Bartalesi

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La marcia di Stiava è dura. Bene dirlo subito, ma è affascinante e ben organizzata. Quindi a non farla si perde qualcosa. Si parte dalla Gulfa che chissà cosa vorrà dire fra questi idomi che sanno di cadenze carnevalesche, di scivoli marini, di menefreghismo moresco, di Viareggio insomma. "Mozza..." che intercalata con "dellafia" è già tutto un programma.

Il percorso lungo è affascinante al primo sorso e strega se lo fai con gli occhi aperti. Dopo un girata fra i campi della piana, ci si decide a fare sul serio e si sale a Bargecchia, prima con sentiero fra muretti a secco preziosi, rami di mimosa ancora indietro, poi arrivati a quella che sappiamo essere l'ultima villa "dal basso" e per andare alla "ultima villa" dall'alto.una stradetta asfaltata e così ripida da aver paura di ribaltare indietro. Poi Bargecchia è vicina, si sente le campane dell'imponente campanile e quando ormai credi di non vederlo più, ti si affaccia sulla piazzetta, forte, quasi arrogante. Un ristoro per le nostre labbra e poi ripartiamo per Corsanico.

Corsanico ha all'interno della sua chiesa un organo vecchio, anzi antico, del 1600, fatto da un illustre organaio. (organista è quello che lo suona, anche chi lo costruisce??)

Per 200 metri (pecca degli organizzatori) non ce lo fanno vedere, giriamo prima e ci impegnamo ancora a raggiungere la sommità della collina, poi si scende velocemente non senza ammirare i fiori di Santa Zita di cui questi luoghi vanno fieri.

 

 

A Le Pielle prendiamo la panoramica, il bellissimo collegamento che unisce le colline del Meto con il paese e passo del Pitoro. Camminiamo guardando alla nostra destra alle case che sembrano crescere ogni volta che le guardiamo. Montigiano, quasi una fortezza di fede, ci osserva arrivare, dall'alto, scuro nel controluce.

Visto i tanti ciclisti che scollinano verso Valpromaro noi scendiamo verso Pieve a Elici deviando poi sulla srrada di Coli e Spezi. Scendiamo a precipizio e anche in un sentiero stretto e ansioso, dove si poteva temere delle nostre caviglie.

Si sale verso Campo Romano, una ventina di vacche e vitelle pascolano indolenti. Anzi mi sembrano fiacche, annoiate, sbadigliano, nemmeno le nostre magliette colorate le svegliano.

La casa strisciata ci porta al prato, dove un ristoro affidato al gusto del Salumificio Gombitelli ti fa assaggiare cose che un podista "vero" guarda con disprezzo ma con gli occhi languidi. Noi, ex podisti, ci tuffiamo su panini al salame (roba di eccelsa qualità) e anche due fettine con una mezza salsiccia che trasbordava di fuori e con gli occhi da lupo sceso dall'Appennino guardavamo il biroldo, il lardo, la sopressata....

Ho piantato  tutto in asso e sono sceso verso il basso, sulla Sarzanese Valdera per poi risalire subito a vedere l'ulivo millenario e a sentire la salita che ci riportava in quota e sopra l'autostrada, per girare intorno alla collinetta, modello promontorio e poi scendere all'arrivo.

Qui sono arrivati Enzo e Moreno (avevano fatto un allunghino di 5 km non si sa mai... ) e insieme a Vinicio e la moglie Simona abbiamo festeggiato l'evento, come fecero Garibaldi e Vittorio Emanuele II a Teano.

(notare da sinistra Flamur che appare e scompare e un tizio (sarà parente del Paolini?) che cerca di farsi notare sullo sfondo. Da ricordare il bellissimo sorriso delle due donne, l'impegno del selfie Man Moreno r l'assenza di Enzo che era a mangiare la pasta asciutta)

Un grazie agli organizzatori. Anche se la foschia che ci impediva di vedere il mare, serviva solo a stancarci gli occhi per cercare di vedere, l'anno prossimo va evitata. Parlate con Chi di dovere.

Vediamoci le foto di Mario, sempre bellissime.

 

 

 

sempre un gran piacere rivedere Cristina

 

 

e con la salita ecco Mario

campanile di Stiava

i controllori del bivio

foto all'ultima casa venendo dal basso

campanile di Bargecchia

la chiesa di Corsanico dove potete trovare l'organo di Vincenzo Colonna

bella comunione di religiosità e comodità umana

Montigiano

Pieve a Elici

Mario ha chiesto a Clarabella come si chiamasse...lei ...Mi chiamo Clarabella, ma mi puoi chiamare Clara perchè bella non sono..

il ristoro di Campo Romano

qui si sta disquisendo se è meglio mangiare prima il biroldo o la salsiccia

 

Mario invece che al panino al salame dedicava la sua attenzione alla purezza di un iris

l'olivo millenario

e dopo essere risaliti...scendiamo all'arrivo.

Grazie Mario delle belle foto

Andrea Bartalesi