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QUIESA: UNA MARCIA D'ALTRI TEMPI di Andrea

09/12/2015

a cura di Andrea Bartalesi

Ieri mattina, mentre i podisti in odore di competizione si sono misurati nella Mezza di San Miniato, io sono andato a Quiesa. Anzi posso dire "sono tornato" a Quiesa proprio nella forma intrinseca della parola "tornato". Quiesa era un appuntamento classico del podismo ai suoi inizi, faceva parte di una "catena" di marce che portavano a Chiatri o le "somme" colline Pucciniane. Bozzano, Massarosa, Pian del Quercione tanto per capire di cosa parlo. Quiesa aveva una sua "durezza" e i suoi organizzatori (Gli amici della marcia di Quiesa) non volevano perdere l'occasione di farti vedere e di farti conoscere le tue immense possibilità di podista con il risultato di portarti nella piazzetta della chiesa, stanco e senza rimanenze (delle forze tue).

Avevo abbandonato questa marcia per la contemporeità di altri eventi podistici e mi è piaciuto tornare sapendo di dover misurare il mio impegno con quello richiesto. Avevo un ricordo di quando facemmo i 34 km quasi per obbligo, ma ieri i km erano 19. Quindi percorribili.

Si parte andando verso Massaciuccoli, ci scaldiamo le gambe dopo l'impegno di domenica di Ponsacco, una visitina ai ruderi romani, poi saliamo la strada che va alle cave e da qui porta a Balbano. Giunti sulla sommità però giriamo a sinistra per una strada che da asfaltata si trasforma in sterrata con pendenze esagerate. Sulla sinistra si aprono scenari e visioni del lago di Masaciuccoli, bianco anche se non riflettente. Laggiù il mare, blu, che definisce il cielo.

Fra gli alberi gialli di ricordi di foglie secche, fra rami non ancora scheletriti, ci appare questo lago e la sua immagine ci sembra civettuola. Immagino un profumo di tinche nei barchini e ai retoni e voli di folaghe e come le loro ali sembrino ciglia di donna timida, che si muovono delicate, per poi battere forte, come il cuore. Forse è la fatica che gioca brutti scherzi. Ci separiamo dal percorso della  media che su un bel colle sembra decidere che di salita, per stamani, ne ha fatta anche troppa, e volge verso il basso.

 

Noi prendiamo per Compignano. Non ricordavo che quest strada sterrata fosse così dura. Si impenna quasi a cercare nel cielo il Volto dell'Immacolata, mentre i nostri occhi si abbassano verso le  scarpe, i piedi, così umani nella fatica. Ovvio che io ho ripreso a camminare. Così saliamo a Compignano. Un tuffo in discesa asfaltata verso il passo del Monte Quiesa, attraversiamo e dopo il ristoro inziamo la lunga salita asfaltata che porta a Chiatri.

Mentre fino ad allora, sebbene umido, il clima fosse piaevole, nella salita fra i lecci e le querce ci sorprende un freddo umido, non vediamo più il lago, siamo volti verso l'interno, verso Lucca e ne subiamo la temperatura. Ci tiriamo su il colletto e via, con tutto il nostro impegno fino al Ristorante Prato Verde. Siamo in cima, avanti Savoia!!!

 

 

Scendiamo nel falsopiano verso la vecchia chiesetta di Chiatri, la villa di Puccini dove il maestro, abbandonando i voli delle folaghe sul lago, veniva al passo dei tordi. Sembra di sentire odore un fil di fumo ma poi penso che quello lo immagnava in Giappone, ma forse aveva visto, immaginandolo, quel casolare laggiù che aveva il caminetto acceso e il fil di fumo sapeva di olivo bruciato... non di mare e dei profumi ingleseedel Capitano Pinkerton.

Scendiamo la lunga discesa per Bozzano, lunga più di quanto ricordassi e gli organizzatori, ligi e precisi, ci fanno fare il giro panoramico del paese di Bozzano tanto per raggiungere il chilometraggio dichiarato. Dopo il lungo giro, che non è lungo ma per le mie gambe lunghissimo, un piccolo salire per arrivare di corsa ai parcheggi e poi alla chiesa.

La mattinata uggiosa si è trasformata in un clima piacevole e il sole mi scalda quando mi cambio. Anche queste piccole cose fanno bene a noi vecchi podisti.

Complimenti agli Amici della Marcia.

Andrea Bartalesi