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SABATO A MONTECARLO A SENTIR LE PROMESSE di Andrea

23/08/2012

a cura di Andrea Bartalesi

MONTECARLO E LE SUE PROMESSE

 

Sabato prossimo, nel pomeriggio, siamo attesi dal borgo di Montecarlo. Ormai consuetudine, che si dipana nel tempo, ci troveremo a percorrere i sentieri polverosi che dividono, determinano e segnano le belle vigne. Molti noteranno le rose fiorite, avanguardiste di malattie precoci, prima che queste giungano alla vite, per fa intervenire in tempo il contadino, il vignaiolo. Ma, con il loro dovere rigido, in effetti colorano ed ornano i campi con questo susseguirsi di cespugli ad ogni capo filare. Il caldo di questi giorni è opprimente ma Montecarlo tiene in serbo, per gli amici, e noi lo siamo, noi podisti da una vita, un fresco, un’ombra che per molti è dimenticata. Quel venticello che ti sorprende dietro a una curva o il grosso albero dalla chioma fitta che non lascia filtrare niente del sole, quasi pudica donna dalle grosse sottane, conserva sotto di sé quelle ombre antiche che ritroverai l’anno prossimo.

Il borgo, la sua fortezza medicea, i vicoli che formano questo emblema merlato dai tempi di Carlo Imperatore e ancora prima quando altri nomi indicavano addirittura due castelli, due fortezze. Il popolo montecarlese, l’autoctono, è di scorza dura, abituato alla lotta, a difendere il proprio territorio, a farlo fruttare, a togliere da quei campi rudi il sostentamento per le famiglie, uomini taciturni, dai volti scavati in tronchi di ulivo smessi, hanno l’amore per il vino e l’olio, ma fra una cosa e l’altra le patate diventano famose, come i fichi. Di settembre andar per fichi a Montecarlo, affacciarsi a quelle cantine fresche, nobili, curate, amate, bere un bicchiere di quel bianco famoso, fresco per locazione, passarsi una pezzuola lungo il collo per raccogliere quelle goccioline di sudore, scambiare due parole con il vignaiolo che ama prima di tutto il suo mestiere e non trascura il vile soldo che gli permetterà di rigirarsi nel letto quando gli inevitabili fortunali invernali verranno a visitare la collina. Insomma andiamo a Montecarlo a correre lungo i suoi sentieri e a sentire le voci, i sussurri, che il territorio ci fa e a segnare gli appuntamenti, le promesse. Torneremo poi, con calma, con un amico sotto braccio o per mano alla nostra bella, un golfino sulle spalle perché l’aria a Montecarlo è di casa, non vi può sorprendere, a parlare di vino e di tante altre cose, a tirar tardi, leccando un gelato o prendendo un buon caffè o ritornare cheti per assistere a uno dei tanti spettacoli del piccolo teatro, quasi una bomboniera, dove gli attori vi stanno in collo, potete quasi toccarli, quasi suggerirgli la battuta e loro si volteranno grati e vi strizzeranno l’occhio.

C’è da tornare subito per la Festa del vino, per le inziative della Misericordia di Montecarlo che tutto fa per raccogliere quell’aiuto che in tempi moderni è sempre più difficile. Vi promette pizze incredibili, su tavoloni lunghi e tutte le prelibatezze del luogo e bagnerete la bocca e rallegrerete i pensieri con un buon bicchiere di vino e una bottiglia sottobraccio per meravigliare un amico, la sera accanto al fuoco, quando la tramontana fischierà dietro le porte.

Andrea Bartalesi.

 

 

 

(le foto sono di Ugo)