Loredana con il suo mitico gruppetto era a San Colombano per la locale marcia. E' stata per molti motivi la marcia dei fiori, soprattutto di quelli campestri, che non hanno bisogno di serre e di calore per crescere. I narcisi, questi splendidi fiori nascono dove il clima è benigno, dove l'erba è verde e chissè per quali altri mille motivi. Abbiamo trovato campi inondati del giallo di questi fiori, che non è mai sfacciato pur essendo un colore deciso. Forse lo stelo ammorbidisce il colore e rende armonioso il tutto. Non per niente gli antichi chiamarono Narciso colui che amava se stesso e specchiava la propria immagine in ogni dove per potersi contemplare. Ma in effetti guardando il fiore che porta il suo nome, pur traboccando bellezza, sembra quasi mostrarsi con un certo pudore, pur consapevole.
E' stata anche per altri versi la corsa dei fiori, quelli mancati, quei gerani che ormai erano un punto fermo di questa corsa, un premio atteso, gradito e che quest'anno ci è stato negato non sappiamo sper scelta o per qualche motivo organizzativo.
Meno male che il sole, dapprima tiepido ha contrastato la lieve brezza di tramontana e la salita di Matraia con le sue giravolte ci poneva sempre al riparo di questa aria fastidiosa. Tutto sommano un bel percorso, dolce e piacevole, in una mattinata di gioia.
Loredana, come al suo solito, ci delizia di foto ricordo, di immagini improvvise, ma vediamole insieme.
una foto d'effetto, un balcone da dove potrebbe affacciarsi Giulietta
questa immagine potrebbe venire da un quadro di un pittore macchiaiolo, quel sole sul muro, la macchia della vegetazione
e questi ulivi, con la macchia dell'ombra, e il giallo dei narcisi
eccoli ancora
mentre le Pizzorne, sopra le vigne e fra loro le nebbie mattutine
i podisti arrivano armati di ardone agonistico
mentre il sole in controluce da effetti drammatici al paesaggio
e dietro le alte siepi si indovianano dimore patrizie
mentre ci si avvicina alla Specola
e al ristoro Daniele fa un brindisi
mentre i luoghi attraversati ci sembrano già comuni per quella sorta di abitudine al bello che si instaura in noi
a Pian di Casciana la fattoria è discreta, quasi si defila
e il Di Giulio, con Fausto, Domenico e Daniele si avvicinano tranquillamente
il ristoro
mentre irrompe Aurelio
ed io, fermato per una foto ricordo, ne approfitto per bere con calma. certo ero un po' troppo vestito, ma sinceramente ho bisogno di caldo,
e questo cane, forse vorrebbe delle tenere carezze, ma la sua ghigna scoraggia anche i più disponibili
un cancello
un altro cancello: in fondo la Villa del Vescovo
un cipresso ci ricorda che questi paesaggi sono puramente toscani
e ce ne torniamo a casa dopo un'occhiata e un pensiero alla Chiesa di San Colombano.
Grazie Loredana