Ieri mattina appuntamento a Spianate. Meno cinque. Ma non tirava vento, ma c'era il sole. Certo gli argini dove si snodavano i primi km (ci conducevano fino a San Salvatore) erano bianchi di brinata, i podisti con il loro ciarpame sembravano più assassini in fuga, ombre multicolori intabarrate e indefinibili, i saluti fra ombre che non si riconoscevano ma "presumevano" erano all'ordine del giorno. Ogni tanto un berretto rosso ti diceva che qualcuno in quel modo oltre a ripararsi le orecchie rosse voleva ricordare che domenica prossima sarà Natale.
un laghetto verde ghiacciato
(un'alba rosa)
Scesi poi dall'argine, (parlo del percorso di 14-20 km), scaldate le ugole con un tè alla pesca che veramente non era buono ma aveva il grande merito di essere caldo, si prendeva a salire e come d'incanto spariva il bianco della brina e ti sentivi bene. Mi fa stare bene andare a correre, pensavi, e fino a che mi fa stare bene...
Accompagnavamo quelli dei 14 km fino al loro bivio e li salutavamo quasi deridendoli o meglio con una leggera compassione, e scendevamo ancora verso San Salvatore. Un giretto veloce, attraversata la Via della Contea, nota strada impegnativa per i ciclisti locali, ci arrampicavamo verso le foglie gialle e marroni, oltre il verde degli ulivi, verso il Cimitero di Montecarlo. Ecco, arrivati alla strada che ci conduceva a Montecarlo eravamo "belli caldi". Un giro panoramico nel borgo (ce l'hanno fatto vedere in basso e in largo, in lungo e in alto), poi scendevamo al Tredici e verso la casa di Umberto, detto il Troilo, con il sole che ci aspettava e i podisti che passando veloci facevano vento. Un ritornare in alto, verso una collina dove veramente si stava bene, quasi da trasferircisi, se non fosse stato per gli spari dei cacciatori asserragliati, quasi per difendersi da quei miseri uccelli rinfreddoliti, e sparavano cannonate tanto che avevo pensato agli elefanti di Annibale (che fosse tornato?).
Tornavamo da Natale, (Natale quello umano, di ciccia e ossa, non Natale come festa) questo luogo che gli attuali gestori hanno trasformato da posto dove si poteva mangiare un panino e bere un bicchierotto fra le anatre che venivano scodinzolanti e presupponenti, quasi battelli che si muovevano sul Bosforo, a locale tutto dipinto, con scritte tipo Bred and Wine, pane e vino, (e Marcellino?), insomma è arrivato l'inglese anche da Natale. Tornavamo al Marginone e non potevamo non fare una bella visita alla Sibolla, dopo essere passati dal Ponte alla Ciliegia (ogni volta mi viene in mente Collodi e Pinocchio, chissà perchè, forse per la ...ciliegia).
Quando sono arrivato nel tendone all'arrivo, poca gente, Nilo che ballava al ritmo di una danza cubana e le quattro donne che c'era si agitavano forse anche in ricordo del freddo patito nel primo mattino.
Buon Natale a tutti.
Andrea Bartalesi
l'argine della Pescia e i suoi riflessi
Montecarlo e le sue mura, stando dentro, riparati
un lampione ci guarda
e noi guardiamo un portone
ecco la Sibolla, una piccola oasi, piena di ricordi
foto di Andrea