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ULIVETO - LA VITA NON E' COME ATTRAVERSARE UN CAMPO

25/09/2023

a cura di Andrea Bartalesi

23_09_23 ULIVETO –
Boris Pasternak scrisse a fine di una poesia intitolata Amleto: “La vita non è come attraversare un campo”.
Certo già il titolo ci porta su strade che noi a Uliveto non abbiamo percorso, ma proprio Uliveto con i suoi sentieri mi ha portato su questo ricordo. Coltano ci aveva ubriacato di pianura, di erba tagliata, di asfalto, ponti e un leggero venticello.
Uliveto, per noi che ci accontentiamo di 12 km, ci ha fatto salire e salire fino al passo delcinghiale, vedere Uliveto dall’alto. Ci siamo fatti l’esame della vista (c’era chi vedeva l’Elba, tutte le isole e qualcuno anche i sogni), ci siamo illuminati d’immenso guardando il sole in alto e la Verruca lì a portata di mano, abbiamo ascoltato il cinghiale parlarci da un gracchiante registratore (a me ha detto, il tapino, “ma dove vuoi andare con quel fisico lì”). Ci siamo arrivati scendendoi da un sentiero stretto dove le pietre entravano determinate nel terreno, ne facevano parte, dove gli organizzatori avevano messo un canapo (bella la parola, anche il suono che si emette dicendola) fino a un piazzaletto dove Pier Luigi Rossi ed altri ci aspettavano.
I saluti e i colori dei bicchierini di bitter attiravano l’attenzione e non ti accorgevi che di colpo il titolo della marcia “Di qui a lassù” si capovolgeva e diventava “Da qui a laggiù”. Il Rossi è un folletto, un amico, uno scrittore, un corridore (anche se confessa di avere un ginocchio che lo fa penare). E’ storia del podismo, scriveva sulla Galla ogni lunedì, raccontava il mondo e la corsa.
Poi, dopo le foto che ci volevano, torniamo a salire, un sentiero su questa roccia, ma c’è della terra, qui, e poi il ristoro “vero”, con fettina di pane arrossata da una fetta di prosciutto tagliata con il coltello. Altro che medaglia, questa è una ricompensa che già ripaga lo sforzo. Torniamo sul tracciato e ritroviamo le pietre rotolanti che stanno immobili se non le pesti, occhi davanti e dietro, e scendiamo su questo lungo tagliafuoco, che risale e discende, con la Verruca che guarda come cammini, il Sole guarda noi e la Verruca, un verde stentato di macchia mediterranea, e pietre che non stanno ferme nemmeno se le inchiodi. E pensi agli anni che sono passati, a quando nemmeno ti accorgevi che in terra c’erano le pietre, e come saltavi venendo giù dalla Verruca e allora ti viene alla bocca...la vita non è come attraversare un campo. La vita è bella perché devi salire con il sudore e scendere ripido ma attento a dove metti i piedi, la vita è bella perché la stai vivendo. Aveva ragione Boris.
All’arrivo tanta gente, qualcuno stava al sole per una carezza calda, e con il pensiero vagava lieto nei suoi ricordi.
Grazie agli Ulivetesi per questo rivivere fino a che potremo.