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ULIVETO TERME di Andrea

26/09/2022

a cura di Andrea Bartalesi

ULIVETO

Già il nome della manifestazione (DA QUI A LASSU’) lo dice.

Questa è una corsa per uomini veri, e donne, come dicono ora, “con gli attributi” (Io le donne le vorrei come ai bei tempi, dolci, rassicuranti, che gestiscono un focolare, che ti fanno le fusa). E allora, riprendendo il filo del discorso, subito mi viene alle labbra un rimprovero. Prima questo e poi gli elogi.

Premetto che io ho fatto la marcia di 12 km e mi sono divertito molto.

A Uliveto in passato ho sempre fatto la marcia lunga. Ieri era indicata con 19 km. Ricordavo che erano di più, ma ho pensato che forse l’avevano scorciata e mi chiedevo dove. Ho visto arrivare il nostro Meschi. Era stanco. Mi ha detto che il percorso lungo era oltre 21 km. Quello di allora. Hanno scorciato i km sul volantino, non in terra.

Questo, amici di Uliveto, non va fatto. Nemmeno per scherzo. Non si può indurre a fare un percorso come il vostro, così scorbutico e duro, se non si è preparati. Questo è un percorso più duro dei trial alla moda. Qui chi prende la deviazione dietro la torre di Caprona per la lunga deve sapere a cosa va incontro. Deve essere cosciente chi sceglie e non fargli credere che voi abbiate provveduto a scorciarla e magari nei tratti più duri.

Detto questo vi dico che ritornare a Uliveto, io che per tanti anni venivo per fare la lunga perché allenato, e ritrovare Caprona e quella torre che invece di avvistare e difendere sembra attaccata a un filo e alla speranza che la roccia, sotto, tenga. La salita che sale alla luce fra il primo e il secondo colle, una vallicella, è tosta e i suoi sassi sono rotolanti, ma siamo giovani e freschi, noi, sul percorso medio, e ci lasciamo portare, rincorrendo i ricordi, fino al ristoro dove il piccolo, ma grande Rossi Pier Luigi ci accoglie con i bicchierini di bitter per un aperitivo a strapiombo sull’Arno e su Uliveto. C’è la storia del cinghiale (infatti poco prima di trovare Pier Luigi, un cartello ci avverte che stiamo superando il passo del cinghiale).

Qui da sempre un cinghiale (impagliato) ci accoglieva con i suoi grugniti registrati su un mangianastri che nel tempo deve aver aumentato i disturbi e diminuito i grugniti. E allora? Cosa si inventano gli Ulivetesi? (Hanno grandi personaggi nelle loro file, tanto per dire l’Arnaldo, l’Aldo, il Rossi e chissà chi altri). Mascherina al cinghiale e al ristoro ti dicono: Abbiamo messo la mascherina anti Covid al cinghiale. Lui non voleva e così ha deciso di smettere di grugnire.

Bravi. Certo la location per un aperitivo insolito, è spettacolare. Riprendiamo poi verso il vero ristoro in prossimità della vallicella. Qui, un tempo si girava a destra in un sentiero veloce per la località di Pian di Noce. Poi fu fatto un taglione, non sappiamo se fu chiamato tagliafuoco, ma se era così, non è servito. Infatti mentre il percorso continua salendo come un cristiano che cerca affannosamente la luce, i sassi che cambiano posto e poi le discesine ripide, da frenare, ma percorso affascinante, che fa piacere transitare, vediamo intorno solo poggi verdi, con rari pini neri a ricordo di un evento devastante. Sono belli anche così, questi avamposti della Verruca, con la strada disegnata nel verde.

Mi sorprende il profumo di elicriso, sebbene i fiori siano spariti. Arrivare in Pian di Noce poi diventa uno scherzo con una strada di cemento che girovolta fra ulivi belli e fieri. Attraversiamo il parco di Uliveto Terme e ce ne andiamo all’arrivo senza scendere a bordo Arno come in passato.

Un grazie agli Ulivetesi e al buon Dio che ci ha preservato da ogni goccia e dai temporali promessi.

Andrea Bartalesi

Quattro foto

E' il momento della fioritura della passiflora ovvero il fiore della passione. La vorrei dedicare a tutte le donne che si mantengono senza ...attributi.

Andrea Bartalesi