LA TANA, VETRIANO, COLOGNORA, GELLO E CELLE PUCCINI
STRADA DELLA MUSICA
Sono con Claudio, partiamo dal Ristorante La Tana e cominciamo a salire. Non è una salita facile, sale proprio. E così parlando della deviazione che a Colognora dovrebbe portare a Foce di Fuco (ma non è per stamani) passa il tempo. La prima chiesa di Vetriano ci aspetta, campanile importante, ma le case sono sopra ancora. Andiamo a vedere il Teatrino di Vetriano. E’ intervenuta la FAI, il più piccolo al mondo, dicono. Pare che un uomo lasciò la casa purché ci costruissero un teatro. Lo presero sul serio: 55 metri di teatro. Gli attori sussurrano non parlano. Li puoi guardare negli occhi quando piangono, se piangono.
La strada ci chiama e ci sono 2 km di salita da fare per Colognora. Entriamo nel borgo, rigorosamente a piedi, le macchine non possono entrare, c’è il cartello con la foto di una vettura e accanto “io rimango qui”, nel parcheggio.
Qui è famoso il Museo del castagno. Ma tutto è pulito, i fiori freschi, il campanile alto, la chiesa chiusa, la gente che saluta.
Ci vuole un’ora per Foce a Fuco, fra il Bargiglio e Motrone, bene a sapersi. Le case danno l’idea di un paese nobile, signorile, case tenute bene, ma nate belle, con fregi e decori, con lussuose “pietre d’angolo” che fanno spigoli geometrici perfetti: un bel paese. Ecco perché il regista americanoSpike Lee ci ha girato il film su Sant’Anna di Stazzema. Chiediamo notizie a un signore che gentilmente ci indica di fare la “balconata” per andare a Gello “è un po’ lunghina, dice, (dopo averci guardato) ma potete farcela”.
Comincia “La strada della musica” perché Colognora, dove in molti hanno cognome Catalani, era legata al grande musicista, anche se è più corretto dire che Catalani era legato a questi luoghi, La Valle del Roggio è denominata Valle della Musica e appunto il sentiero La Strada della Musica con tanto di cartello. E’ una bella passeggiata, sterrata, dove si attraversano i diversi ruscelli che cantano e dei castagni possenti, i sassi che rotolano sotto i piedi, insomma suoni nel silenzio sacro, sono note pure da segnare sul pentagramma. Claudio, infastidito dalle mosche, si meraviglia però che Giacomo (gli diamo del tu, tanto non se la prende) non abbia composto una romanza “del tafàno”. Ma Giacomo, che a Celle c’è nato, sappiamo come tornasse nei luoghi per il suo amore per la caccia e non tanto per le passeggiate.
Spuntiamo in alto, dopo aver incontrato una ragazza francese, sola, che correva. Oddio, lupi non ne abbiamo trovati, ma sola, se caschi…ma in Francia sono famosi per la loro audacia patriottica. Poi una ragazza, bella, italiana, che ci ha confortato sul percorso e ci ha dato la conferma di essere sulla "retta via".
Siamo scesi a Gello, Claudio c’era stato a correre di sabato, forse alla “Corri con Giacomo” che partiva dal ristorante Il Molin della Volpe.
Scendiamo a “rottadicollo” a Celle, visita alla casa dove è nato Giacomo. Campanile meno appariscente di tutti quelli visti, ma qui risuona la Boeme qualcuno preferisce “all’alba vincerò” della Turandot (competitivi!!!) oppure “nessun dorma” per l’invecchiamento evidente anche se non voluto.
Lasciamo Celle e scendiamo sulla provinciale della Val Pedogna, e torniamo al punto da dove eravamo partiti, 17 km e 3 ore e 20 fa.
Andrea Bartalesi
Ecco alcune foto